Un raffinato piatto in porcellana realizzato dalla manifattura P. Antonibon di Nove, nel 1750-70 circa, e oggi conservato in una collezione privata.
Foto di Sailko, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

Nel terzo numero di Kadmos dedicato al Progetto “Humus. Genius. Nexŭs”, la redazione ha voluto riservare uno spazio speciale a ciascuno dei quattro Licei partecipanti al Concorso “Gorizia senza confini”. È un omaggio non solo all’impegno delle quattro Scuole coinvolte, ma anche al valore e all’unicità di vocazioni e tradizioni radicate nei territori di appartenenza ed espresse nel Concorso con peculiari impronte di stile, di cultura, di metodo di lavoro, che hanno contributo a creare un quadro d’insieme di straordinaria varietà e di stimolante vitalità.

A ogni Scuola è dunque dedicata una descrizione sintetica con le seguenti voci:

    • il contesto della Scuola;
    • la storia e lo spirito della Scuola;
    • il contributo della Scuola al Concorso;
    • il progetto vincente e la motivazione;
    • i progetti menzionati.

Incerti sulla categoria in cui collocare questi articoli quasi concepiti come “schede tecniche”, si è optato infine per “FUTURI”, perché ogni Scuola, grazie ai lavori elaborati dagli studenti, ha portato nel Progetto semi di futuro e un proprio mattone d’impegno per un futuro condiviso.

Liceo Artistico “Giuseppe De Fabris” di Nove

Il contesto della Scuola

Bassano del Grappa e Nove, in provincia di Vicenza, sono collocati in posizione strategica lungo il Brenta e all’imbocco della Valsugana, corridoio d’accesso a Trento e, attraverso il Brennero, all’Europa Centrale. Qui l’artigianato ceramico ha trovato espressione, ispirazione e opportunità, grazie sia al fecondo collegamento fluviale con Venezia, sia a una vocazione per la qualità influenzata da artisti locali e internazionali legati per svariate ragioni a questa terra.

A Bassano del Grappa nel tardo Rinascimento operò la famiglia dei Da Ponte, meglio noti come i “Bassano”, vera e propria bottega che annoverava Francesco Giambattista, Leandro, Giovanni Battista e il più noto Jacopo, esponente di spicco del manierismo veneziano. Nella vicina Possagno nacque nel 1757 Antonio Canova, tra i massimi scultori di tutti i tempi. A Bassano, a metà del XVIII secolo, aveva sede la stamperia Remondini, la più grande d’Europa, le cui stampe e i cui libri circolavano dalle Americhe alla Moscovia, e dove si realizzavano le acqueforti e le xilografie dei più grandi artisti e incisori europei: Dürer, Schongauer, Rembrandt, Canaletto, Ricci, Piranesi…

È in questo clima che va inquadrato il livello artistico della ceramica di Bassano del Grappa e di Nove, la cui manifattura affonda le radici nella preistoria, prende corpo nel Rinascimento, per poi decollare nel XVII secolo sotto l’impulso della Repubblica di Venezia. La Serenissima, infatti, si era prefissata di contrastare il mercato delle maioliche olandesi, ispirate alle cineserie e ai modelli orientali di gran moda, promuovendo questo artigianato entro i propri confini, anche con adeguati incentivi fiscali. L’humus del Bassanese ben rispondeva a questa “politica”, per svariate ragioni: un sottosuolo ricco di argilla plastica, saldame e caolino; e il fiume Brenta ideale per reperire i ciottoli impiegati come materia prima, alimentare i mulini per i processi di macinazione e di miscelazione delle polveri, trasportare il legname per i forni e i prodotti finiti verso Venezia.
Tra XVII e XVIII secolo presero vita quelle manifatture familiari che attraverso le generazioni avrebbero reso grande questo artigianato, come i Manardi di Bassano del Grappa o gli Antonibon di Nove, destinata a diventare la più importante fabbrica di ceramiche nella Repubblica di Venezia.

Nell’Ottocento alla produzione di maioliche si affiancò quella di terraglie; e oltre ai tradizionali piatti, boccali e cucchi fischianti con soggetti in genere agresti, si cominciò a realizzare “nuovi” manufatti destinati ai ceti alti e improntati a uno stile “aulico”: forme rococò, decori fitti, soggetti floreali, scene veristiche, spesso ispirate agli artisti del passato, come i Bassano o il Canova.

Il Novecento segnò una decisa svolta creativa verso la contemporaneità, anche grazie all’apporto di artisti che hanno insegnato o diretto la locale Scuola d’Arte, tra cui i novesi Alessio Tasca, Pompeo Pianezzola e, naturalmente, il siciliano Andrea Parini.

Nove, con la sua produzione ceramica, è strettamente connessa alla vicina città di Bassano del Grappa, in pittoresca posizione sulle rive del Brenta, fiume che collega il Trentino agli storici territori della Repubblica di Venezia, e nel passato ha portato energia agli opifici locali e contribuito come via fluviale al successo commerciale di questa attività.
Foto Shutterstock.com

La storia e lo spirito della Scuola

Il Liceo di Nove trae origine dalla Scuola d’Arte sorta nel 1875 per volontà testamentaria dello scultore novese Giuseppe De Fabris. Sulla spinta dell’originaria vocazione ceramica di quest’area del Veneto, il Liceo raccoglie gli stimoli di una grande tradizione, evolvendosi con creatività lungo la strada dell’innovazione e guardando ai mutamenti di gusto e di linguaggi. Oggi offre cinque indirizzi di studio a partire dal triennio: Arti Figurative, Architettura e Ambiente, Design, Grafica, Audiovisivo e Multimediale. Attraverso la progettualità e l’attività laboratoriale si favorisce la piena autonomia creativa dello studente, consentendogli sia d’inserirsi virtuosamente nel mondo del lavoro, sia di ricercare le necessità della società e di analizzarne la complessità in tutti i suoi aspetti.

La sede è ospitata in un edificio progettato negli anni Ottanta dallo studio Albini di Milano, unico nel suo genere: laboratori ampi e luminosi, giardini interni e grandi vetrate che abbracciano gli ambienti, stimolando il gusto estetico e favorendo il benessere di chi vi opera.

Il Liceo ospita un Museo della Ceramica e del Design che custodisce opere di Maestri ceramisti d’ieri e di oggi, ponendosi come Polo artistico e culturale di primaria importanza per il territorio.

Busto del pittore e scultore Giuseppe De Fabris (Nove, 19 agosto 1790 – Roma, 22 agosto 1860), grazie alla cui volontà testamentaria è nata nel 1875 la Scuola d’Arte di Nove, che ha contribuito a istituzionalizzare quell’artigianato ceramico radicato da secoli nel territorio.
Foto di Joaquin008 - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=67632733

Il contributo della Scuola al Concorso

Trentacinque allievi con trentacinque progetti: il Liceo di Nove è l’unico ad aver partecipato al Concorso in forma esclusivamente individuale, coinvolgendo studenti di una classe terza di arti figurative e di una quarta di design. Questo approccio, sia pure con chiare impronte di metodo e le evidenti differenze tra i due indirizzi, ha prodotto molti risultati interessanti per sintesi, libertà e autonomia creativa. Talora è prevalsa l’idea artistica pura, altre volte il concept di design, come nel caso della vincitrice assoluta del Concorso, con giudizio quasi unanime, che si è distinta con una bella idea utile: un progetto che coglie lo spirito di una Scuola e di un territorio dove l’artigianato della ceramica è sfida estetica, con un occhio di riguardo a modernità e cambiamenti del mercato.

Progetto selezionato e 1° Premio assoluto  

Piatti condivisi
Elisabeth Bressan – 4a D

Motivazione:

“Un progetto per un set di piatti che si distingue per immediatezza e sintesi, facendo propria la missione del design: funzionalità e facilità di riproduzione. Si apprezza l’attenta ricerca simbolica legata alla storia di Gorizia e conclusa con un incisivo messaggio di condivisione e superamento dei confini, attraverso la compenetrazione di popoli e culture e l’atto reciproco della convivialità.”

Menzione speciale

Camilla Farronato – 3a B

Menzione speciale

Sofia Fasini– 4a D

Menzione speciale

Beatrice Pozza– 3a B