Presentazione di Fulvio Salimbeni, presidente dell’ICM

Se, come si dice, non c’è 2 senza 3, ecco che, per mantener fede a tale detto, esce la terza edizione di “Kadmos”, la rivista ufficiale dell’Istituto per gli Incontri culturali mitteleuropei, avviata nel 1990, poi ripresa nel 2001 e ora risorta dopo un lungo periodo di difficoltà dell’Istituto, felicemente superato grazie alla dedizione dei componenti del consiglio direttivo, in particolare del vicepresidente Nicolò Fornasir, e di numerosi soci.

Rinviando all’editoriale di Giuliana Parotto per gli aspetti più propriamente culturali della vicenda, qui si vuole semplicemente svolgere una riflessione sul significato e il ruolo di questa meritoria pubblicazione, complementare agli atti – ormai 55 – dei convegni dell’Istituto, il primo dei quali, dedicato alla Poesia e introdotto da una memorabile prolusione di Giuseppe Ungaretti, si svolse nel 1966. Dando il debito merito a Michele Martina, sindaco del capoluogo isontino dal 1965 al 1972 e deputato prima e senatore DC poi, fondatore dell’IICM, e a Quirino Principe, insigne musicologo ma pure fine germanista, che con inesausta passione s’è dedicato alla sua promozione, favorendone l’impostazione sovranazionale e valorizzando il ruolo transnazionale di Gorizia, si deve rilevare come la decisione di fondare “Kadmos” rientrasse nella volontà d’una sempre maggior presenza e continuità d’azione dell’Istituto, onde non ridurre tutto solo e soltanto ai pur eccellenti convegni annuali, sempre d’elevata qualità scientifica. Rimandando alle pagine della Parotto per i dettagli, qui si vuole, invece, soffermarsi sul significato politico, nell’accezione migliore del termine, della più che cinquantennale operosità dell’IICM, merito primario del quale è stato quello d’aver reso il termine “Mitteleuropa” un’espressione non meramente geografica, bensì geopolitica nell’accezione più ampia e migliore del termine, sul quale ha richiamato l’attenzione pure l’articolo di Matteo Giurco, Commemorare dimenticando. Trieste e Venezia Giulia come Mitteleuropa neo-asburgica, pubblicato nella prestigiosa rivista di geopolitica “Limesonline” del 14 settembre 2020. Il richiamo a esso negli anni della Guerra Fredda consentiva di superare le barriere e contrapposizioni ideologiche tra Est e Ovest, tra sistema liberal-democratico e comunista, ricollegandosi a una plurisecolare tradizione di convivenza tra popoli, lingue, culture, fedi religiose diverse sotto il dominio, nel complesso illuminato, asburgico, costituendo il punto d’incontro e di dialogo tra civiltà latina, germanica e slava, senza dimenticare l’importante componente ebraica, che dopo gli editti di tolleranza teresiano e giuseppino nel secondo Settecento poté acquisire un ruolo non solo economico, ma anche culturale di prim’ordine. In tale prospettiva Gorizia stessa è venuta assumendo un nuovo e particolare rilievo: vista non più quale città periferica in un’ottica nazionale, bensì quale centro cruciale dell’area mitteleuropea, nella cui storia confluivano e dialogavano componenti italiane, slave e germaniche, oltre che, come già rilevato, ebraiche, essa ora si proponeva quale centro culturale di prim’ordine; non è certo per caso se negli ultimi decenni del XX e agli inizi del XXI secolo le università di Trieste e di Udine ivi hanno aperto importanti sedi distaccate, così come l’udinese Società Filologica Friulana (del resto ivi fondata nel 1919), mentre dal 1989 (anno della caduta del Muro di Berlino e della fine della Guerra Fredda) è attiva l’Accademia Europeista del Friuli Venezia Giulia.

È, dunque, in questo vivace contesto culturale che i responsabili dell’IICM decisero di promuovere l’iniziativa di “Kadmos”, titolo emblematico che volutamente si richiamava a un mito ellenico, la cui vicenda si svolgeva proprio in quell’area danubiana e centro-europea oggetto dell’interesse dell’istituzione scientifica isontina. In seguito difficoltà economiche – che misero in forse le stesse sorti dell’Istituto – costrinsero a sospenderne la pubblicazione, ora fortunatamente ripresa, il che è tanto più meritorio in quanto da tempo ormai non escono più gli “Studi Goriziani”, rivista che per decenni seppe svolgere un ruolo primario nella vita culturale locale, e non solo tale, e la stessa “Nuova Iniziativa Isontina” ha attraversato lunghi periodi di difficoltà. A confermare l’importanza di “Kadmos” è l’ampio saggio in questo primo numero della nuova serie del filosofo Giulio M. Chiodi, uno degli studiosi più benemeriti dell’Istituto, sul ruolo strategico della Mitteleuropa, che nella rivista è ben rappresentata dalla collaborazione di studiosi provenienti dalle sue varie regioni e di varia matrice culturale, molti dei quali possono vantare una pluriennale fedeltà (è questo il caso di Hans Kitzmuller e di Vanni Feresin), mentre l’articolo di Alberto Castaldini richiama l’attenzione del lettore sul gesuita p. Sergio Katunarich, che – nato a Fiume, città cruciale nella storia del XX secolo e area di frontiera con il mondo slavo, e, dunque, particolarmente sensibile a siffatte questioni – seppe svolgere un ruolo di rilievo sul piano del dialogo interconfessionale, e, poiché si parla di religione, va menzionato pure il contributo di Stella Marega, giovane e valente studiosa, attualmente attiva nella segreteria dell’IICM – che tra gli altri ha pure il merito d’aver dato fiducia e spazio ai giovani -, sull’eredità di Aquileia nell’identità mitteleuropea.

In un’epoca di rinascenti nazionalismi nell’area danubiana e balcanica, di messa in discussione degli ideali europeisti e della stessa Unione Europa da parte dei cosiddetti sovranisti e del Gruppo di Visegrad, una rivista come “Kadmos” assume un rilievo particolare, tanto più che, a parte la “Rassegna Europea”, rivista dell’Accademia Europeista, in Italia c’è ben poco altro nell’ambito dei periodici culturali dedicato espressamente alla buona causa europea, avendo, oltre tutto, presente che nelle università italiane rare sono le cattedre di storia europea, tutt’al più di quella dell’Europa orientale, a lungo, in particolare nei decenni della Guerra Fredda, percepita come qualche cosa di estraneo e diverso rispetto a quella di un’Europa allora per evidenti ragioni ideologiche identificata soltanto con quella occidentale. Ecco, pertanto, che “Kadmos” una e trina – che si propone come voce plurilingue (italiano, tedesco, sloveno, friulano) del nascente distretto culturale europeo GO Mosaico, e quale unico punto d’incontro geografico tra Mitteleuropa, Mediterraneo e Balcani – colma veramente una lacuna, poiché, se la prima, “Studia”, affronta le tematiche più propriamente scientifiche, quella “Info” svolge un ruolo d’informatore delle molteplici iniziative dell’IICM e su tutto quanto può in qualche modo riguardare la Mitteleuropa, mentre la “Rete”, avvalendosi delle nuove tecnologie informatiche, è un laboratorio di connessioni mitteleuropee tra cultura, arte e impresa. Tutto ciò, tra l’altro, non sarebbe stato possibile senza il generoso mecenatismo della Zollia Holding – che conferma e ribadisce la costante attenzione di Gorizia per la cultura nelle sue diverse manifestazioni – e il prezioso lavoro di Romeo Pignat e della sua società “Primalinea” per la veste grafica e per gli aspetti tecnologici.

In un periodo nel quale il sogno europeo di De Gasperi, Adenauer e Schumann, maturato dopo la tragedia del secondo conflitto mondiale, coronamento di quel suicidio dell’Europa iniziato nel 1914 con la deflagrazione della Grande Guerra, pare in profonda crisi, un’iniziativa editoriale come la presente, che riprende e rilancia il sogno europeista di Stefan Zweig, il grande scrittore austriaco autore de La patria comune del cuore. Considerazioni di un europeo, 1914-1939 (tr.it., Frassinelli, 1993), giunge più che opportuna, colmando veramente una lacuna, esprimendo l’anima migliore e più autentica di Gorizia e confermando l’elevata qualità scientifica e l’impegno civile e autenticamente europeista dell’Istituto per gli Incontri culturali mitteleuropei.

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