Un ricordo di don Renzo Boscariol, sullo sfondo del suo ultimo inedito pubblicato sulla rivista.

La rivista Borc San Roc è giunta nel 2021 ai suoi primi 33 anni di vita e continua con slancio e sempre nuova freschezza la sua fondamentale attività di ricerca e valorizzazione delle fonti archivistiche. Nel precedente numero del 2020 il direttore poneva l’attenzione sulla necessità di uscire dalla pandemia globale con riscoperta forza, entusiasmo e con una prospettiva nuova per il futuro. Proprio nei giorni di uscita del numero 32 (novembre 2020) il virus dilagava sempre con maggior virulenza, per mesi è stato impossibile incontrarsi causa le restrizioni e il coprifuoco e per la prima volta la rivista non è stata ufficialmente presentata.

Nel numero 33, appena presentato, si è voluto ricordare in modo particolare don Lorenzo (Renzo) Boscarol, direttore per quindici anni della rivista Borc San Roc e grande cronista della storia di Gorizia e del Goriziano, che nella primavera del 2021 è tornato alla Casa del Padre. Il direttore scrive nell’editoriale di apertura: “Con lui il nostro territorio perde un punto di riferimento critico, un osservatore attento, un uomo che sapeva fare analisi e sintesi con lucidità e con un dinamismo intellettuale invidiabile. Anche la chiesa diocesana perde una potente voce, potremmo dire che abbiamo perso il «basso continuo» che sapeva dare indicazioni preziose. Durante i decenni di direzione del settimanale dell’arcidiocesi di Gorizia «Voce Isontina» è stato il vigile e scrupoloso propugnatore delle indicazioni post Conciliari per quanto concerne il bene comune, le comunicazioni sociali e l’importanza del lavoro con tutto ciò che ne consegue e deriva”. Grazie a Mauro Ungaro, attuale direttore di Voce Isontina e Presidente nazionale della Federazione italiana dei giornali cattolici, è stato pubblicato in questo nuovo numero unico l’ultimo articolo inedito scritto da don Renzo che è un profetico messaggio di speranza e una lucida riflessione dedicata alla sua amata Gorizia e alla enorme potenzialità che avrà il suo essere stata designata Capitale della Cultura Europea 2025 insieme a Nova Gorica, il pezzo presentato non ha fine, perché don Lorenzo probabilmente voleva porre altre questioni ma non ha avuto il tempo per farlo. Proprio grazie alla preziosa eredità intellettuale di don Renzo la rivista continua a operare sulle orme della tradizione, quella stessa tradizione che don Renzo presentava nel primo numero di Borc San Roc quando rifletteva sull’importanza delle proprie radici e sulla preoccupazione di perdere gli echi delle passate generazioni e le loro memorie, allora è indispensabile ritrovare dei punti fermi! Il testo di don Renzo viene interpretato come la fine di un ciclo che però deve far sorgere nuove prospettive, domande, idee, proposte e confronti. “Don Renzo tenta di spronarci e pare proprio di sentire ancora una volta quel suo bonario ma deciso «basso continuo»”.

La rivista è suddivisa in macro aree molto ben delineate e organizzate: la prima è da sette anni dedicata alla Prima Guerra Mondiale con i saggi di Bruno Pacoli “1921-2021 I cent’anni del Milite Ignoto”, di Marco Plesnicar “La Residenza di Gorizia durante la guerra italo-austriaca”, che presenta la conclusione di un racconto iniziato nella rivista del 2018, e di Cristiano Meneghel “L’ospedale militare di Gorizia e la caserma del Fante”; la seconda macro area è dedicata ai Paesaggi rurali con i magnifici contributi di Sonia Kucler “Il futuro dei gelsi goriziani” e di Luisa Codellia e Liubina Debeni Soravito “Un’ipotesi di verde in piazza San Rocco ristrutturata”, con disegni e proposte concrete di miglioramento; l’area di maggior rilievo è quella dedicata alla ricerca storica con diversi saggi di Diego Kuzmin, storico autore della rivista e profondo conoscitore dell’opera architettonica di Antonio Lasciac, “L’alcova sul Bosforo di Antonio Lasciac per il kedivè d’Egitto e la bella moglie ungherese”, un’interessante disamina statistico-storica delle scuole delle Madri Orsoline, redatta con scrupolo e competenza da Ivan Portelli “Alcune considerazioni sulle allieve della Caposcuola delle M.M. Orsoline tra il 1823 ed il 1836”, alcune pagine sono poi dedicate da Rossella Dosso a “I contratti colonici nel Goriziano e nel Collio: un ostacolo allo sviluppo”; la quarta area presenta con cura e profondità alcune figure di spessore per il terrotorio del Goriziano come quella di Rodolfo Zorzut, una vita per la cultura nell’amore per Cormòns e per il Friuli di Paolo Sluga e l’interessante analisi dell’archivista Luca Olivo dedicata a “Il Comitato Civico diocesano di Gorizia nel 1948”; la quinta macro sezione è da diversi anni dedicata all’arte (anche quella musicale in alcuni anni) e in questo numero trova spazio un articolo di grande pregio dello storico dell’arte professor Giulio Tavian dedicato a Enrico Miani “Il pittore Enrico Miani e gli affreschi nel presbiterio del duomo goriziano” con un eccellente apparato iconografico inedito, reso possibile grazie alle fotografie dell’architetto Giacomo Pantanali. La rivista si chiude con il ricordo di tre importanti personalità della cultura locale: Guido Bisiani e Gustavo Zanin “Due amici sono andati avanti Ricordi e riconoscenza” di Vanni Feresin e la grande personalità di don Lorenzo Boscarol del quale si pubblica l’ultimo articolo e una memoria scritta dall’amico ingegner Nicolò Fornasir che fu grande collaboratore e promotore di iniziative istituzionali e culturali nel territorio del Goriziano.

Il direttore ringrazia gli autori per il loro competente lavoro di ricerca e di analisi, insieme agli archivi e biblioteche che sostengono la ricerca anche in questi anni complessi di pandemia. Viene anche ricordata l’importanza della lingua friulana che è un filo conduttore di tutta la rivista con piccoli cappelli introduttivi ai saggi e altri segni, come la numerazione delle pagine. Scrive il direttore “Un grazie va rivolto a chi si occupa della lingua friulana con attenzione per la cadenza di San Rocco, in questo frangente mi sembra corretto citare il lavoro di Luca Olivo e Giuseppe Marchi che anno dopo anno offrono delle traduzioni sempre eccellenti”. La rivista in chiusura riporta anche la biografia e un pezzo del giornalista monfalconese Roberto Covaz, già responsabile della redazione gorizian de “Il Piccolo”, insignito del 48mo Premio San Rocco dal Centro per la Conservazione e la Valorizzazioni delle Tradizioni Popolari, editore della rivista.