Concorso “Gorizia senza confini”: il Liceo di Gorizia

Un dettaglio (dedicato a Il Piccolo) di una delle due colonne di ceramica realizzate da Andrea Parini (Caltagirone, 13 giugno 1906 – Gorizia, 18 gennaio 1975) per celebrare la Provincia di Gorizia e oggi di proprietà dell’ICM. La presenza dell’artista siciliano nell’Istituto d’Arte di Gorizia ha contribuito a vitalizzare l’artigianato ceramico locale.
Foto di Daniele Tibaldi
Nel terzo numero di Kadmos dedicato al Progetto “Humus. Genius. Nexŭs”, la redazione ha voluto riservare uno spazio speciale a ciascuno dei quattro Licei partecipanti al Concorso “Gorizia senza confini”. È un omaggio non solo all’impegno delle quattro Scuole coinvolte, ma anche al valore e all’unicità di vocazioni e tradizioni radicate nei territori di appartenenza ed espresse nel Concorso con peculiari impronte di stile, di cultura, di metodo di lavoro, che hanno contributo a creare un quadro d’insieme di straordinaria varietà e di stimolante vitalità.
A ogni Scuola è dunque dedicata una descrizione sintetica con le seguenti voci:
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- il contesto della Scuola;
- la storia e lo spirito della Scuola;
- il contributo della Scuola al Concorso;
- il progetto vincente e la motivazione;
- i progetti menzionati.
Incerti sulla categoria in cui collocare questi articoli quasi concepiti come “schede tecniche”, si è optato infine per “FUTURI”, perché ogni Scuola, grazie ai lavori elaborati dagli studenti, ha portato nel Progetto semi di futuro e un proprio mattone d’impegno per un futuro condiviso.
Liceo Artistico “Max Fabiani” di Gorizia
Il contesto della Scuola
La nascita, l’evoluzione e gli spostamenti di sede dell’attuale Liceo Artistico “Max Fabiani” di Gorizia rispecchiano le vicende storiche che hanno segnato il Goriziano, con un impatto sulle attività economiche e con discontinuità causate in particolare dalle due guerre mondiali. Agli inizi della seconda metà dell’Ottocento il Goriziano era terra a vocazione prevalentemente agricola. Molto praticata era la coltura dei bachi da seta, destinata a quell’artigianato tessile che a Gorizia già dal Settecento si era espresso ad alti livelli, come testimonia il Museo della Moda e delle Arti Applicate. Né mancavano altre attività artigianali di eccellenza radicate nel territorio, in particolare la falegnameria e l’ebanisteria. Le fornaci per produrre i mattoni punteggiavano l’Isontino, favorite dall’abbondanza di argilla, impiegata già in epoca romana nelle lavorazioni di manufatti in terracotta, senza però l’affermarsi di una vera e propria tradizione locale nell’artigianato ceramico.
Questo sommario quadro economico va collocato nella peculiare cornice geopolitica del Goriziano in quel periodo storico. Nel 1860 la Ferrovia Meridionale o Südbahn raggiunse Gorizia da Vienna, Lubiana e Trieste, per poi proseguire verso Udine, Venezia e Milano. Nella città s’intensificarono i traffici commerciali e Gorizia cominciò a farsi notare come polo turistico, la cosiddetta “Nizza d’Austria”. Con la perdita del Lombardo-Veneto nel 1866, il Goriziano diventò l’estrema propaggine dell’Impero Austro-Ungarico confinante con il giovane Regno d’Italia, e i produttori agricoli locali arrivarono a monopolizzare quasi il mercato di Trieste, prima fornito anche dai concorrenti veneti e friulani. Queste congiunture favorevoli, di prosperità economica, durarono purtroppo solo per un breve periodo. Il crollo della Borsa di Vienna il 9 maggio 1873 segnò l’inizio di una lunga depressione, nel cui clima ebbe origine la “Scuola madre” dell’odierno Liceo.

Foto di Romeo Pignat
La storia e lo spirito della Scuola
La Scuola fu istituita a Mariano del Friuli, nell’Isontino, il 4 aprile 1880. In quegli anni il paese, compreso nell’Impero Austro-Ungarico, ospitava un artigianato del legno duramente provato dalla crisi del 1873. Inizialmente specializzata nella lavorazione della sedia, la Scuola fu avviata con la missione di rialzare le sorti di un tessuto economico in ginocchio. Portò subito un deciso contributo all’industrializzazione dei prodotti, avviando anche lo studio e la realizzazione di sedie componibili. L’attività didattica e laboratoriale fu poi gradualmente ampliata nel settore del mobile e dell’arredamento, ponendo crescente attenzione alla fase progettuale.
Durante la Prima guerra mondiale la Scuola fu incendiata con tutto il suo patrimonio di lavori, riprendendo prontamente l’attività in un modesto fabbricato e ritrovando il suo prestigio in una Mariano del Friuli ormai diventata italiana.
Dopo un parziale trasferimento a Gradisca d’Isonzo, nel 1936 la Scuola fu finalmente accolta nella nuova sede di via Vittorio Veneto a Gorizia. Si ampliò e perfezionò la sezione di “Arte del legno”. Si istituirono prima quella di “Decorazione Pittorica” e poi quelle di “Arte della pietra” e “Arte della ceramica e delle terre cotte”, nonché un corso serale di nudo. Legata a figure di spicco quali l’architetto Max Fabiani, cui è intitolata, e successivamente lo stesso Andrea Parini, provata anche dagli eventi della Seconda guerra mondiale, la Scuola ha saputo rinnovarsi nel dopoguerra, trasferendo nel 1954 la propria sede nell’edificio che ancora oggi la ospita e accogliendo in quello stesso periodo le prime ragazze, con l’istituzione dei corsi di “Arte della tessitura”. Diventata in seguito Istituto d’Arte, è oggi Liceo artistico che abbraccia gli indirizzi Arti figurative, Architettura e Ambiente, Design.

Per gentile concessione del Liceo Artistico “Max Fabiani”
Il contributo della Scuola al Concorso
Il Liceo di Gorizia ha risposto “in massa” al Concorso, con un’adesione numerosa che ha lasciato un’impronta di passione e di qualità, nonostante l’Istituto isontino sia l’unico tra quelli partecipanti a non comprendere una sezione specializzata di ceramica. Il gap tecnico è stato brillantemente colmato grazie sia alla cura dei progetti, spesso sostenuti da un’apprezzata ricerca storica e artistica, sia all’autentico “sentimento del confine” che pervade gran parte dei lavori presentati. Nelle proposte, infatti, traspare un vissuto che tocca anche molti giovani di questa terra, rielaborato con nuovi linguaggi e illuminato da idee originali e incisivi lampi d’immaginazione.
Progetto selezionato e 3° Premio assoluto ex aequo
Rullino ceramico
Alessia Blasizza, Gabriel Caucig,
Luca Lovisutti – 5a A
Motivazione:
“Un’intuizione contemporanea che intercetta un’evoluzione incompiuta del lavoro del Parini, suggerita dallo stesso artista: la fotografia applicata sulla ceramica. L’originale risultato in forma di rullino evoca lo svolgersi di una storia di confine, catturandone un fotogramma simbolico in un luogo della memoria e della storia. Un’idea pop immediata, replicabile e, insieme, profonda.”