L'inaugurazione dei lavori del convegno al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN). Foto di Daniele Tibaldi

Il 21 ottobre 2021 si è svolto al Mann di Napoli l’incontro Porte aperte alla cultura che ha visto protagonisti esponenti di ICM, del Ministero della Cultura, del CNR, di vari istituti di ricerca e università (tra i partecipanti: Gianpaolo D’Andrea – MIBAC; Lucio Minervini – Comitato “ARTE C.E.” di Napoli; Alfonso Andria – Istituto di Ravello; Giovanni Cordini – Università di Pavia;  Giulio Maria Chiodi – Università di Pavia; Massimo Marrelli – CNR IRISS di Napoli; Fulvio Salimbeni – ICM Gorizia; Nicolò Fornasir – ICM Gorizia; Veronica Ronchi – ICM Gorizia; Mauro Ungaro – “Voce Isontina”).

L’evento è stato tra i più importanti per l’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei (ICM) nel 2021, poiché ha consentito all’Istituto di tracciare una linea di azione per lo sviluppo del Distretto Culturale Europeo GOmosaico, condivisa con molti partner a livello nazionale che ne hanno colto l’importanza, contribuendo in modo sostanziale ad allargare la visione stessa del Distretto.

Si è partiti dal presupposto che il Distretto Culturale Europeo (DCE) è un sistema, territorialmente delimitato, di relazioni che integra il processo di valorizzazione delle dotazioni culturali, sia materiali che immateriali, con le infrastrutture e con gli altri settori produttivi che a quel processo sono connessi in una prospettiva internazionale e soprattutto europea. Questa struttura è di tale importanza che la costruzione dei distretti culturali, pensati anche come ridefinizione della gestione territoriale sulle basi di comuni affinità, è oggetto di una legge che la Regione Friuli Venezia Giulia ha firmato nell’ottobre del 2021.

L’idea di DCE è essenzialmente nuova, benché alcuni tentativi di strutturare distretti culturali, sulla base dei più noti distretti industriali, abbia avuto qualche tentativo di applicazione in Lombardia, nelle Marche ecc., tuttavia il termine “Europeo”, che marca una precisa vocazione al dialogo interculturale, è chiaramente una scelta che si instrada sulla via di una riflessione in grado di unire anche terre tra più Stati con un’ottica che travalica i confini. Il principale promotore dei DCE dovrebbe dunque essere l’Europa stessa, invitata ad esaltare le realtà attivamente presenti nei territori attraverso la comune matrice culturale. Cultura che qui viene intesa come la messa a sistema delle componenti umane, sociali, economiche e artistiche di un territorio, dove il livello orizzontale, ossia i mores che compaiono spontaneamente all’interno della società, si sposa con quello verticale, ossia l’insieme delle massime espressioni del genio umano.

Il DCE, che non è un organismo politico ma socioculturale, ha lo scopo di far vivere un humus della convivenza, attraverso quella che Cicerone definiva humanitas, ossia il recupero di tutto ciò che è umano in ogni sua portata. Da qui l’idea di spingere per il riconoscimento a livello europeo di una giornata della cultura classica che unisca la cultura greca e quella latina come sistemi che insieme hanno costruito un elemento di universalità, la prima forgiando le basi del nostro ragionare e la seconda insegnandoci a governare.

Quindi il DCE parte da quello che Georges Vallet definiva tessuto connettivo, ossia la trama vivente della nostra storia. Questo tessuto ha bisogno di essere cucito con un modello economico e giuridico in grado di affermare il protagonismo dei territori attraverso il valore unificante della pace, che porta con sé il dialogo, la fratellanza e il superamento delle differenze. Bisogna quindi orientarsi verso quello che il mondo anglosassone chiama cultural heritage, ossia l’abbattimento delle difformità tra patrimonio materiale e patrimonio immateriale. Con attenzione particolare alle ricadute economiche e occupazionali, con economie di scopo ed economie di scala che si possono strutturare intorno ai principi prima delineati, e alle ricadute sullo sviluppo del senso di appartenenza al territorio, che possano promuovere maggiore continuità tra le persone e le istituzioni. Il DCE diventa quindi veicolo del principio di sussidiarietà, che trova applicazione laddove è fondamentale che le persone contribuiscano attivamente al governo dei territori che abitano.

Delineate le caratteristiche ideali dei DCE, è stato opportuno spingere il discorso sul progetto pilota GOmosaico.

La costruzione del Distretto Culturale Europeo GOmosaico parte nel 2019 da una riflessione all’interno dell’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei volta a favorire il dialogo tra le varie anime che costituiscono la cultura del Goriziano identificata nelle tre grandi civiltà della Mitteleuropa, quella germanica, quella latino-romanza e quella slava, che ricadono su questa terra estesa a tutta la fascia confinaria italo-slovena a cavallo dell’Isonzo e comprendente anche le zone di Aquileia, Cividale del Friuli, il Tarvisiano, la bassa Carinzia, le Giulie e la valle dell’Isonzo fino al mare, da Aurisina a Grado. La capitale morale del Distretto è proprio Aquileia, sede di una tra le più grandi diocesi e metropolie di tutto il Medioevo, che richiama i valori unificanti della cultura greco-latina.

I confini di GOmosaico sono volutamente ampi e sfumati: uno degli obiettivi di questo distretto è infatti mitigare il confine che nel 1947 è stato tracciato su queste terre e muoversi verso il rafforzamento della “frontiera più aperta d’Europa”. Un confine, è bene ricordarlo, che ha snaturato la storia della città di Gorizia e dei territori con essa dialoganti e che la cortina di ferro ha ulteriormente inasprito, ma che grazie a un sapiente lavoro di dialogo avviato già dagli anni ’60 dello scorso secolo, sta mostrando all’Europa tutta che si può essere davvero Europa dei popoli.

In questi tre anni di dibattito, interno ed esterno all’Istituto, sono emersi molti importanti temi per rigenerare l’area distrettuale. Nella visione condivisa degli ideatori di questo progetto, i temi di natura culturale marciano di pari passo con quelli di natura economica, pensati in funzione della valorizzazione del territorio. È qui che entra in campo l’economia sociale, che è uno degli strumenti privilegiati per consentire l’inclusione lavorativa di persone, anche le più fragili, con uno strumento che ha come mission il benessere in primo luogo delle comunità e dell’ambiente che si abita.

Il Distretto sta inoltre crescendo con l’allestimento di progetti rivolti al turismo culturale, alla riqualificazione di alcune parti del territorio del Goriziano, alla spinta verso lo sport inclusivo. Molti sono gli attori interessati al suo sviluppo sia a livello locale sia a livello nazionale, come dimostra l’interesse del Ministero della Cultura a questo progetto manifestato proprio nell’incontro Porte Aperte alla Cultura. Ma non solo: il vasto reticolo di relazioni, che ICM porta avanti ormai da oltre 55 anni, consente oggi di avere su questa barca intelligenze provenienti dal mondo dell’università, dell’impresa, dei trasporti, del turismo, del teatro ecc. GOmosaico si trova infatti in linea con la missione originaria di ICM, che nasce con lo scopo di abbattere i muri attraverso un messaggio di pacificazione e dialogo interculturale. Per tutte queste ragioni, anche in vista di Nuova Gorica e Gorizia come capitale europea della cultura 2025, il DCE rappresenta una sfida tutta europea, una grande opportunità da cogliere, arricchire, divulgare.

Mauro Ungaro, Fondazione per la Conservazione della Basilica di Aquileia. Foto di Daniele Tibaldi
Mustafa Cerić, Gran Muftı̀ Emerito di Bosnia. Foto di Daniele Tibaldi
Paolo Giulierini, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN). Foto di Daniele Tibaldi
Giulio Maria Chiodi, Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei (ICM). Foto di Daniele Tibaldi
Adolfo Russo, direttore diocesano dell'Ufficio per la Pastorale della Cultura (Curia arcivescovile di Napoli). Foto di Daniele Tibaldi
Giampaolo D’Andrea, Consigliere del Ministro Dario Franceschini (MIBACT). Foto di Daniele Tibaldi
Nicolò Fornasir, vicepresidente dell'Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei (ICM). Foto di Daniele Tibaldi
Lucio Minervini, Comitato “L’Arte e la Cultura per l’Economia”. Foto di Daniele Tibaldi
Veronica Ronchi, Responsabile ICM del progetto "Distretto culturale europeo GO Mosaico". Foto di Daniele Tibaldi
Alfonso Andria, Centro Universitario Europeo Beni Culturali di Ravello (CUEBC). Foto di Daniele Tibaldi
Giovani Cordini, Università di Pavia. Foto di Daniele Tibaldi
Fulvio Salimbeni, presidente dell'Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei (ICM). Foto di Daniele Tibaldi