Il redazionale del terzo numero di Kadmos Info è dedicato al Convegno internazionale che si è tenuto a Gorizia dal 4 al 6 maggio 2022, intitolato 1821-2021. In due secoli le genti del Goriziano hanno trasformato i confini imposti dalle guerre nella frontiera più aperta d’Europa.

Quell’incontro clandestino del 1965 aveva visto come protagonisti i due giovani sindaci di Gorizia e Nova Gorica in piena guerra fredda. Michele Martina e Jožko Štrukelj – di lingua, idee politiche e religiose che potremmo definire agli antipodi se non antitetiche – si erano riuniti segretamente insieme alle due giunte comunali. Con quella scelta coraggiosa si erano poste le solide basi di dialogo e di cooperazione che avrebbero trasformato uno dei confini più chiusi d’Europa in quella che oggi è la  frontiera più aperta e fertile del Vecchio Continente.

È da questo spirito e con queste aspirazioni che nel 1966 nasce l’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei – ICM, diventando parte attiva di questo processo politico. In quell’appuntamento giovani cattolici insieme ad accademici, umanisti e letterati, realizzano il primo Convegno internazionale dedicato alla poesia, con rappresentanti autorevoli provenienti da sei Paesi dell’Europa centrale e orientale: poeti, scrittori, intellettuali da Italia, Austria, Jugoslavia, Ungheria, Repubblica Federale Tedesca, Cecoslovacchia. Lo straordinario successo dell’evento testimonia l’importanza della cultura come forza propulsiva di condivisione, in certi momenti storici addirittura come unico strumento d’incontro in grado di superare le barriere geopolitiche. Al Convegno partecipa anche l’anziano poeta Giuseppe Ungaretti, che nel 1916 si era trovato a combattere sul Monte San Michele nell’orribile e sanguinoso primo conflitto mondiale durante il quale morì una generazione di giovani europei.

Una foto che testimonia la straordinaria partecipazione di plubblico al primo Incontro dedicato alla poesia, organizzato dall’ICM a Gorizia nel 1966

In quegli anni – che paiono lontanissimi ma che scorrono emozionanti nelle centinaia d’immagini dell’archivio ICM e sono testimoniati con lucidità in migliaia di pagine di saggi, ragionamenti, studi, analisi e tesi – nasce un vero e proprio laboratorio per un’Europa futura: non è un caso se Nova Gorica e Gorizia saranno nel 2025 Capitale Europea della Cultura.

Nel mese di maggio 2022 l’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei – ICM,  tenendo questi presupposti vivi e vibranti nelle sue vene culturali – ha promosso con successo un Convegno internazionale intitolato 1821-2021. In due secoli le genti del Goriziano hanno trasformato i confini imposti dalle guerre nella frontiera più aperta d’Europa.

La videocronaca (in diretta e differita) del Convegno curata da Daniele Tibaldi
Anche la stampa nazionale ha riservato ampio spazio al Convegno: presente per l’occasione la giornalista Lucia Bellaspiga, che ha dedicato all’evento l’approfondito articolo Le cicatrici di Gorizia laboratorio d’Europa, ospitato nella rubrica culturale AGORA’ di Avvenire.

Il Convegno è stato ospitato in luoghi simbolo della città di Gorizia e del Goriziano: Casa Krainer, Palazzo Lantieri e il Convitto delle Suore della Provvidenza, già sede della Scuola per Infermieri Professionali, che si trova proprio a ridosso del confine con la Slovenia. In tre intense giornate di eventi culturali si sono susseguiti interventi di alto profilo di storici, artisti e filosofi. In una speciale sessione dedicata alle scuole si sono confrontati, in un dialogo al tempo stesso tragico e commovente, testimoni della guerra fredda e delle deportazioni.

Come ha ricordato il Presidente dell’Istituto Fulvio Salimbeni nella sua prolusione di apertura: “proprio gli Incontri Mitteleuropei tenutisi in Gorizia nel 1966 hanno contribuito all’abbattimento della cortina di ferro tra Est e Ovest, e l’azione dei due giovani sindaci Martina e Štrukelj fu talmente dirompente che furono inviati dal Cancelliere tedesco Willy Brandt davanti a duemila delegati degli Stati Generali d’Europa, a spiegare ciò che avevano fatto”.

Il muro che ha diviso vite e destini tra Gorizia e Nova Gorica, ha resistito ben sessant’anni, tagliando case, orti, famiglie, persino tombe. In quel 1966 un dialogo politico era pressoché impossibile, ma ICM ci riuscì attraverso i versi e la poesia. Come ha ricordato Nicolò Fornasir, vicepresidente dell’ICM: “la poesia sembrava innocua, non ci furono problemi a riunire letterati dai Paesi dell’Est”.

Oggi, sulla scia di queste esperienze, nella prospettiva del 2025 ma con la volontà di guardare oltre questo appuntamento, si sente il bisogno di dare vita a progetti più  strutturati e duraturi. Si fa sempre più pressante la richiesta di realizzare nel nostro territorio, con il suo valore simbolico e con le sue esperienze di convivenza, un’Agenzia Europea della Fratellanza. Un luogo “dove si testimoni il rispetto delle reciproche memorie, il dialogo interreligioso, la convivenza di più idiomi”, come ha sottolineato lo stesso Fornasir,  perché “da noi è normale comporre i conflitti avendo in famiglia padre ungherese, mamma croata, nonno veneziano!”

Altro ambizioso obiettivo, perseguito con tenacia da ICM, è l’avvio del Distretto Culturale Europeo GOmosaico, un progetto pilota patrocinato da UNESCO e dal Ministero della Cultura, come ha ricordato nel suo intervento Emanuela Motta del CNR di Napoli: “un anno fa abbiamo firmato con ICM un programma d’azione, insieme a varie università e a musei di respiro internazionale, teso allo sviluppo delle identità culturali.”

Da Ravello è intervenuto Alfonso Andria, presidente del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali: “anni di studi a Ravello sul rapporto tra cultura e sviluppo hanno dimostrato che l’economia non cresce se non c’è tutela dei diritti, e qui a Gorizia molto più che altrove il patrimonio di uguaglianza tra le persone può essere la risposta alla domanda che oggi ci poniamo capovolgendo le parole di Dostoevskij: il mondo salverà la bellezza?”

Raoul Pupo nel suo intervento dal carattere dirompente ha sottolineato come “Gorizia per la sua storia unica di sofferenze ha saputo presto essere profetica, qui un cattolicesimo di frontiera ha ribaltato gli assunti del fascismo di frontiera che era l’imperialismo e l’antislavismo”, e ha concluso: “non saranno gli stand enogastronomici a fare la Capitale della Cultura, ma il recupero di una ricchezza comune plurisecolare, il tempo però è poco, gli amministratori locali sono avvertiti!” Il consigliere del Ministro della Cultura Franceschini,  il lucano Giampaolo D’Andrea, ha sottolineato lo splendido discorso tenuto da Aldo Moro nel 1971 all’Assemblea generale dell’ONU, dove disse “se finora i nemici dei nostri vicini erano nostri amici, da oggi i nostri vicini devono essere nostri amici.”

Di grande rilievo la presenza di Karl Bonutti, già ambasciatore della Slovenia presso la Santa Sede, perseguitato politico ai tempi della Repubblica Socialista Federativa d’Jugoslavia e grande sostenitore di una Università Europea a Nova Gorica e Gorizia. Nel suo intervento, con grande lucidità, Bonutti ha donato a tutti i presenti una parte delle esperienze straordinarie che hanno caratterizzato la sua lunghissima vita.

Con enfasi appassionata unita all’eloquio dello studioso, il filosofo  e docente universitario Giulio Maria Chiodi ha tirato le somme di queste intense giornate, ricordando il messaggio più importante scolpito nel cuore di ICM, quella preghiera laica che Giuseppe Ungaretti lasciò in quel 1966 che è diventanto e continua a essere ancor oggi il momento ispiratore di tutte le attività di ICM: “chi ci sta fronte e che dicevano nemico, ma che noi, pure facendo senza viltà il nostro cieco dovere, chiamavamo nel nostro cuore fratello.”

In attesa del prossimo Convegno  “Canti dell’Infinito” – dedicato ancora alla filosofia, alla religiosità e alla poesia – l’ultimo Incontro ICM ha testimoniato dunque come le promesse e gli obiettivi del passato siano diventati oggi il terreno più fertile per il futuro di Gorizia e della Mitteleuropa. E anche Kadmos, nato proprio nel 55° anniversario dell’ormai storico impegno culturale di ICM, deve raccogliere con creatività, responsabilità e impegno questa eredità inestimabile. Essere oggi una nuova voce per questo territorio, una nuova promessa, un nuovo sguardo al futuro.

Alcuni momenti del concerto-racconto-immagine Un secolo sconfinato (tratto dal progetto FRIULIMES- Sentimenti incerti tra confine e frontiera finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia) che ha chiuso in modo emozionante il Convegno. Su testo di Romeo Pignat, Giorgio Monte voce narrante e Gianni Fassetta alla fisarmonica, hanno accompagnato un Novecento di movimenti di persone e popoli che hanno caratterizzato l’attuale Friuli Venezia Giulia, con schiere di migranti, profughi, esuli. Un momento speciale della rappresentazione è dedicato a Gorizia e in particolare alle figure di Michele Martina e Jožko Štrukelj.