Il Convento del Monte Santo come appariva prima della Prima Guerra Mondiale, cartolina viaggiata, collezione privata

Cronistoria

Il Santuario della Beata Vergine del Monte Santo, che da secoli protegge le nostre terre, è sempre stato al centro dei grandi eventi che hanno caratterizzato un territorio complesso e ricchissimo di cultura e di storia. Dopo un’attenta ricerca d’archivio e il ritrovamento di alcuni importanti documenti, individuiamo alcune date che hanno segnato in modo indelebile la vita del Santuario: l’apparizione a Orsola Ferligoi (1539), la consacrazione della basilica e il dono dell’effigie (1544), l’incoronazione della Beata Vergine (1717), la “Soppressione Giuseppina” (1786) e la ricostruzione (1793), il grande pellegrinaggio dedicato al Pontefice Pio IX (1872), la prima guerra mondiale, il “trionfale ritorno della Madonna” (1922) e il quarto centenario (1939).

Numerose pubblicazioni hanno narrato nelle varie epoche la storia della basilica e come si ricorda nel “Compendio Storico della erezione distruzione e riedificazione del Santuario di Maria SS. di Monte Santo sopra Salcano vicino Gorizia”, edito a Udine nel 1841 presso la tipografia di Domenico Biasutti: nell’anno 1539 pascolando sul Monte allora detto dell’acqua la sua greggia una povera figliuola chiamata Orsola Terligoinizza del vicino villaggio di Gargaro, e trattenendosi questa in preci a Maria Vergine, specialmente per giorno di Sabbato a Lei sacro, d’improvviso le apparve la Madre Santissima, e le ordina di dire al popolo, che le fabbrichi lassù una Chiesa, e le chieda grazie. Ubbidiente Orsola scende dal Monte, ed a Salcano, ed a Gorizia espone quanto le è stato commesso. Il Governo, di cui era a capo il Conte Gabriele d’Ortemburg, per procedere con le dovute cautele in affare sì grave e straordinario, stimò ben fatto l’assicurarsi della persona di Orsola nelle pubbliche Carceri finché la sodezza, e la verità della cosa fosse diligentemente assicurata.

Mentre si usavano le opportune diligenze ed i necessari esami, occorse che la contadinella fosse ritrovata sul Monte a pascere senza che né per ritrovata rottura, né per provata indulgenza de’ Custodi, si potesse rilevare come uscita fosse dalle Carceri. E due volte alle Carceri ricondotta, due volte fu, come la prima, miracolosamente liberata.

La prima cappella venne edificata lo stesso anno e come si ricorda a pag. 5 del “Compendio”: ora avvenne, che lavorando gli uomini a romper i macigni per eguagliare il terreno, urtò il piccone d’uno di loro in un sasso: questo non cedè, ma fu al colpo scosso dalla terra che da quella parte ricoprivalo, e comparve un sasso di color giallastro, pietra ben lisciata e riquadrata, e, ciò che è più mirabile, si lesse scolpita a lettere fiorate l’Angelica Salutazione: Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum, e si rilevava varie figure simboleggianti i diversi tributi di Maria; colombe indicanti la palma di pace che ci presenta; corone che la costituiscono Signora di quanto avvi di più eccellente in terra, ed in Cielo; stelle, che servono di guida sicura a tutti noi miseri naviganti.

Bassorilievo del XVIII secolo presente in Mariano del Friuli con la raffigurazione della Sacra Effigie del Monte Santo, foto Sergio Tavano

Origini del santuario

Il santuario fu consacrato il 12 ottobre 1544 da monsignor Egidio Falcella vescovo di Caorle, vicario generale del cardinale Marco Grimani, Patriarca di Aquileia. Lo stesso cardinale inviò, proprio per la grande celebrazione, un prezioso dono e cioè un quadro con l’effige della Beata Vergine Maria e il bambino attorniata dai santi Isaia e Giovanni Battista.

I frati minori presero ufficialmente possesso del monastero il 25 febbraio del 1574 anche se l’Arciduca Carlo aveva stabilito, già nel 1566, il loro insediamento con privilegi, diritti, pertinenze e amministrazione assoluta della grande basilica.

Tra il 1609 e il 1732 gli arciduchi Ferdinando III, Leopoldo I e Carlo VI confermarono i diritti acquisiti e minacciarono “i perturbatori di quel Sacro Luogo, assicurando i Pellegrini con la religiosa ospitalità dei Frati”. Venne istituita anche una Confraternita eretta sotto il Patrocinio di Maria Vergine e papa Clemente XII con la bolla Cum sicut accepimus concesse l’indulgenza plenaria con le consuete condizioni “a chiunque visitasse questo Santuario in un giorno dell’anno”.

L’incoronazione dell’Effigie

I superiori del Convento del Monte Santo scrissero nel giugno del 1715 una missiva al Capitolo di San Pietro in Vaticano nella quale spiegarono l’origine della Santa Effigie e anche della quantità di pellegrini che giungevano da ogni parte per ottenere le grazie.

Nella chiesa de Minori Riformati di Monte Santo di Gorizia sotto il Patriarcato di Aquileia fu sino dall’anno 1544 una Santa imagine di Maria Vergine detta delle Grazie, la quale secondo si ha per tradizione dell’anno 1539 apparve tre volte a una Pastorella semplice e devota per nome Orsola Ferligoia commandandoli dicesse al Popolo che ivi edificasse una Chiesa in suo onore e chiedessero grazie; onde per l’immensità dei miracoli e grazie ivi fatte acquistò quel luogo il nome di Monte Santo e da indi in poi è stata sempre frequentata la visita di quella Santa Imagine, particolarmente dalle feste di Pasqua sino a tutti li Santi, di modo che nelle principali Feste s’è sperimentata convernirne più di dodeci milla Persone. Si domanda di promuovere la Coronazione d’essa S. Imagine offerendo con ogni liberalità di sodisfare qualunque spesa sarà per occorrere, havendo a tal fine una Benefattrice fatte fabbricare le Corone di puro e fine oro; e considerando i medesimi Oratori di quanto maggior frutto speciale può essere tale coronazione con accrescersi maggiormente la devozione alla gran Madre di Dio, umilmente supplicando Vostre Signorie illustrissime a degnarsi di decorare quella S. Imagine con permettere et ordinare la pubblica Coronazione et in tanto commettere a Mons. Patriarca d’Aquileia che faccia formare il processo per comprovare, Origine, l’antichità, molteplicità de Miracoli e grazie finalmente il concorso del Popolo come pure di visitare le Corone già fatte, affinché saranno capitate alle Signorie Vostre Ill.me le necessarie giustificazioni, habbiano motivo d’esaudire con gli ori tutti quei fedeli devoti di Maria.

Il 6 giugno 1717 l’effige della Vergine venne solennemente incoronata, fu allestito un ricco baldacchino in broccato d’oro, sotto il quale un palco accoglieva il quadro miracoloso. Dopo essere stato temporaneamente nel Duomo quest’ultimo fu accolto in piazza dal vescovo di Pedena Giorgio Marotti, dalla banda militare e da più di 30mila persone. Il vescovo invocò lo Spirito Santo e quindi avvenne l’incoronazione con le corone donate dalla contessa Anna Caterina Scellenburg. Le corone erano d’oro per il peso di 8 once adorne di 30 grandi perle orientali, 13 diamanti e 20 gemme di vario colore. Così il racconto: questa fu dopo quella di Tersato la prima in tutto l’Impero Germanico solennemente incoronata. Si addrizzò il memoriale al reverendissimo Capitolo di Roma nel 1715. Ai 22 di Giugno Rescrisse immediatamente al Patriarca d’Aquileja, pregandolo di spedire gli autentici Documenti di quanto asserivano le Padri di S. Francesco Custodi del Santuario per comprovare l’origine, antichità, e molteplicità dei miracoli. Raccolti, spediti, e ricevuti dal capitolo Vaticano, esso decretò che non solo potevasi, ma dovevasi alla solennità dell’incoronazione procedere. Pubblicata dal Pergamo in tutti i dominii dell’Augusta Casa d’Austria; eseguita dal Vescovo Marotti, come Deputato del Capitolo di S. Pietro in Vaticano, scelto da Monsignor Giorgio Spinola Nunzio Apostolico appresso l’Imperatore Carlo VI, il quale Capitolo per lascito ricchissimo fattogli dal Conte Alessandro Sforza deve supplire alla spesa delle Corone da imporsi a tutte le immagini di Maria Vergine celebri per miracoli; assistito dall’Abate Mitrato Fattori, e da Tommaso Gorzer Preposito Mitrato di Seneblin, e Parroco di Villa Vicentina, oltre tutto il Clero Secolare e Regolare, Confraternite, Nobiltà, Truppe, Cittadini, ed immenso popolo: il Governo, tra i quali sono nominati Giovanni Giuseppe Conte di Wildenstein Capitanio di Gorizia, Leopoldo Adamo Conte di Strasoldo Luogotenente in Città, e Francesco Antonio Conte de Lantieri. La gran piazza della Città, denominata Traunich, fu il luogo destinato alla solennissima funzione (e perciò nella facciata del Palazzo di S. E. il Sig. Gerolamo Conte della Torre, Maresciallo della Provincia, in cui ad eterna memoria vi si vede ancora incisa in pietra l’effigie di M. V. di Monte Santo): fu perciò innalzato un vastissimo Padiglione ornato a modo di Sacro Tempio, con nobilissimo Trono, dove trasportata con somma pompa la sacra Immagine, fu collocata, e col consueto rito, tra spari, evviva, e divote lacrime fu affissa una Corona d’oro alla Beata Vergine, ed altra al Divinissimo Figlio, ammendue arricchite di gemme offerte della Signora Contessa Anna Catterina de Selemburg di Lubiana; e dopo essere stata la Sacra immagine esposta alcune ore in Duomo, poi alla Chiesa delle Monache Orsoline, indi nel Convento di S. Chiara, per soddisfare al divoto zelo di quelle sacre vergini, fu la medesima sera con lo stesso maestoso apparato ricondotta a Salcano nella Chiesa dell’Ospizio dei medesimi Religiosi di Monte Santo, ove egual pompa la mattina seguente fu riportata, ed ivi per otto giorni sopra innalzato Trono collocata, e con ogni genere di funzioni venerata. Tale e tanto fu il concorso in questi otto giorni, che arrivarono al numero di cento e trentatremile le Sacre Particole che pria numerate, e poscia consecrate, furono distribuite ai Fedeli.

Il racconto dettagliato è tratto da “Il Compendio storico della erezione distruzione e riedificazione del Santuario di Maria SS. di Monte Santo sopra Salcano vicino Gorizia”, Udine 1841.

Incisione del 1717 con preghiera alla Madonna del Monte Santo in lingua italiana e tedesca, realizzata in occasione della solenne incoronazione dell'Effigie avvenuta in Piazza Grande l'8 giugno del 1717, collezione privata

Dagli scritti di Francesco Castelliz

Era il giorno 6 giugno 1717. Albeggiava, quando la s. Immagine, portata da quattro P. Francescani in tonicella e accompagnata da numeroso stuolo di devoti, iniziò la sua prima discesa dal Monte Santo. Squillavano nel silenzio mattutino le campane del Santuario, in fondo alle valli e sulle cime dei monti tuonavano festosamente i mortaretti, cielo e terra parevano alternarsi gaudiosi nell’angelico saluto: Ave Maria. Ad ogni sbocco di strada altri fedeli si univano al corteo, altre bandiere e sacre insegne ne accrescevano lo splendore. E Maria avanzava, salutata e benedetta, passava gloriosa sotto un magnifico arco trionfale, ed entrava in Gorizia accolta da incessanti dimostrazioni di gioia e di affetto. Gorizia era tutta quanta in festa: in festa le case, le vie, i cuori.

In quel dì l’attuale Piazza della Vittoria aveva assunto un aspetto fantastico: era tutta bandiere, arazzi, decorazioni, verzura e fiori. Dinanzi al Capitanato – ora R. Vice Commissariato generale civile – era stato eretto un altare riccamente ornato, provvisto di baldacchino e trono, e su questo fu deposta la sacra Immagine del Monte Santo. Erano presenti tutte le Autorità, la milizia, la truppa civica e la gioventù studiosa. Un’immensità di popolo gremiva la piazza. Rimbombo di artiglierie, concenti musicali e suono di campane annunziavano l’approssimarsi di un momento solenne. Poi si fece un profondo silenzio, Allora il vescovo di Pedena, mons. Francesco Marotti, delegato pontificio, assistito dall’abate mons. Giuseppe Fattori e da numeroso clero, compì l’atto rituale dell’Incoronazione imponendo, con mani tremanti per rispetto e commozione, preziose corone d’oro sui capi della Beata Vergine e del divin Bambino. Momento solenne, spettacolo grandioso quella folla immensa, inginocchiata, rapita, raccolta in un religioso silenzio più eloquente di quantunque canto, dominata da un solo sentimento, fusa in un solo palpito di fede e di amore!

Dopo l’Incoronazione, il Vescovo, cantato il Te Deum, celebrò la Messa Pontificale accompagnata da scelta musica eseguita da un corpo corale ed orchestrale venuto appositamente da Venezia. Il sermone d’occasione fu tenuto dal Padre Lodovico della Vigna, pure di Venezia.

Il giorno seguente l’Incoronata venne riportata processionalmente al Monte Santo, ove si tenne, a completamento della solennità, un ottavario di S. Messe, vesperi e prediche con un concorso di popolo mai veduto: 130 mila persone.

Santino acquerellato dedicato alla Sacra Effigie del Monte Santo, XVIII secolo, collezione privata

La demolizione del 1786

Il “Compendio” a pagina 13 sottolinea che imperscrutabili sono li Divini giudizi! Infatti nel 1786 per volontà dell’Imperatore Giuseppe II il tempio – santuario venne abolito e soppresso. I Custodi dovettero disperdersi in altre case e l’immagine della Vergine venne consegnata alla chiesa parrocchiale di Salcano. Questi avvenimenti trovano molto spazio nel Primo Libro delle Cronache del Monastero di Sant’Orsola di Gorizia (1672 – 1801):

1786. La notte dalli 27 genaro fù portato nella Chiesa dalla Villa di Salcano la SS. Vergine del Monte Santo. Il giorno avanti ando monsignor Proposito accompagnato da molti soldati perche si temeva si potessero oponere i villani abitanti in quelle vicinanze. Li Padri Francescani che abitavano sopra quel Monte in un Sontuoso Convento, custodendo quella Beata Vergine Miracolosissima venir dovetero parte in Gorizia nel Convento dei Padri Minoriti, e alcuni rimasero nel Ospicio dalla sopra detta villa, nella qualle risiedevano prima sempre. Fu gietato abasso il menzionato Convento essendo stato venduto assieme con la Chiesa, ed erra l’uno e l’altra assai grande, aveva altari 11 due organi, furono alcuni che esborsarono alquanti cento, e divorarono ogni cosa portando via i materiali, vendendo gli stessi altari e ciò cagionò nel Popolo non piccolo dispiacere, e grande bisbiglio.

Il Convento e la basilica valutati oltre cinquecentomila fiorino furono svenduti per soli 1.500 ma le mura della chiesa vennero risparmiate.

La ricostruzione post Giuseppe II
Dalle cronache delle Madri Orsoline di Gorizia

Dopo la morte di Giuseppe II, avvenuta nel 1790, il conte Raimondo della Torre, Governatore delle Principiate Contee di Gorizia e Gradisca, si adoperò affinché il santuario venisse ricostruito. Nelle cronache inedite delle Orsoline la descrizione di quei fatti è viva e vivace:

1793. Ora convien riguagliare quanto accadde riguardo al Monte Santo stato distrutto nel 1786. nel genaro, come sta scrito, ora daremo velazione con giubilo indecibile universale; che per istanza fatta con impegno sommo di diverse persone Piè, e divotissime di Maria Vergine le qualli esportando il Popolo dalla città, e vilagi anco lontani, è questi infervorati nel voler novamente onorar quel Santuario, con voler ritener la Beata Vergine sopra quel Monte, non ostante che derocato fosse, tutto prometendo di voler contribuir ogni uno secondo le proprie forze, ancora i più miseri villani. Perciò fù risolto nel mese di maggio 1793 l’Imperatore Francesco II il qualle fu accompagnato da calde raccomandazioni dal Vescovo Eccellenza Conte d’Inzaghi, e non meno dal Capitanio Eccellenza Raimondo Conte della Torre, che molto s’adoprarono per secondar le pie istanze che fatte li venivano; Ebbero molte vessazioni e contrarietà. Finalmente vennero la Sospirata e concordemente implorata grazia; E tosto si diede principio alla restaurazione dalla Chiesa sopra il monte Santo, di maniera che infervoranti i Murator, è quelli che soprasiedono alla Fabrica, e perciò in pocchi giorni rimisero il Balustro, essendo che le Muraglie maestre susistevano; subito formarono un Altare con la Pala di San Michele che datta li fù da noi. Poscia li 23 giugno sopra dello Altare con Solenità grande fu celebrata la prima Messa dal Signor Vicario Generale Crisma, furono due Prediche, e concorso grandissimo di giente, con far copiose Limosine per proseguir l’intrapreso ristauramento di detta Chiesa. E doppo tal giorno continuarono ad ascender quel Monte gran moltitudine di Persone d’ogni genere.

La Pietà delli Fedelli erra singolare à garra tutti concorrevano con quanto potevano chi con Denaro, chi con altri cappi di roba, per sino le piccole Creature portavano secco Sacchetti di Sabione, oltre alcuni Mattoni, Coppi e simili Matteriali, acciò proseguirono il lavoro con celerità, mostrando tutti un sommo impegno, ed ogni giorno vi erano messe al Altare di San Michele, contentandosi la giente di star a Ciel scoperto, mentre erra il Corpo della Chiesa senza teto.

La cisterna che sul Monte Santo erra affatto asciutta onde un capomastro la fecce nettare; il giorno seguente senza che avesse piovuto, anzi vi erra gran secità, si trovò abondante d’acqua con molto comodo de lavoranti, che s’avalgono ad ogni uso.

Anche il legname per il tetto, che occorreva assai, il Regnante Imperatore Francesco II accordò, che nel Bosco Imperiale si facesse il taglio di quanto occorreva, appena avisati i vilani che subito in gran numero fecero à proprie spese detto taglio con somma maraviglia che tronchi molto grossi con ogni facilità cadessero per terra, così proseguivano la fabrica con celerità talle che reccava maraviglia, e sembrava un continuo miracolo dalla B. Vergine. Le limosine errano continue, impegno grande delle persone Divotte. Finalmente li 29 Settembre dallo stesso 793, giorno di domenica, fu portata al Sopra detto monte la SS. Vergine; la funzione seguì in questo modo: La sera antecedente Sua Ecc.za vescovo mandò in ora tarda la Sua Carrozza con entro l’Abbate Geroncoli à levare la Sacra Effegie, ma i Salcanesi si opposero, non parendo loro decente che fosse così menata, ed essendo stati tutto quel giorno la giente in Chiesa di quel Sacro Tesoro; percio il Capitanio dovete mandare 4 dragoni, e Sacerdoti a levarla, ove cosi il Popolo di contentò seguendo devozione che inteneriva. Nell’entrare in Città suonarono le campane nel Duomo, che erra pieno di giente, che con somma divozione l’attendevano, e buona parte stetero tuta la note ad adorarla, vennero poi tardi assai al nostro Monistero à levare il Baldachino, che qui entro l’avevano adobbato, e lo portarono al detto Duomo per riporvi entro il Quadro della Sacra Immagine, e tutta la notte occupavansi diversi in preparativi, per la Processione dal seguente giorno. La mattina della Detta Domenica segui la Solenne Processione di tutti gli Ordini di persone, come quella del Corpus Domini, Precedeva la venerabile Effigie uno stuolo di fanciulle vestite di bianco, che in tutte errano circa 100. Colle loro Candelle in mano, framezzate da Cittadini colla loro divisa di soldati. Indi seguiva l’Effigie dalla Santissima Vergine sotto il nomato Baldacchino; questo era portato da 6 Sacerdoti i quali ci fecero in passando avanti alla nostra Chiesa, di girare in modo che il Quadro della SS. Vergine ci passasse in facciata acciò da tutte noi si potesse vedere, il che trasse dolci lagrime dagli occhi. Noi eravamo sul Coro: le educande sulle finestre della Chiesa serata à tal effetto, le Serve andarono tutte in Processione con la Candella accesa che depositarono al Monte Santo come fece ancora l’altra giente; vi era un tal concorso di popolo, che d’ogne parte venivano, vilagi intieri d’ogni parte, ancora con i loro curati, tutta la precedente notte erra tutta la Città in motto, per tanti che arrivavano il numero ascendeva a più, e più mila persone.

Una gran pioggia disturbò non poco la processione con l’accompagnamento la quale principiò avanti che fosse fuori dalla Città.  Monsignor Vescovo che seguiva immediatamente la Sacra Immagine e dietro à Lui era Sua Ecc.za Capitanio, Arivato che fù sulla riva detta Del Corno fece ad alta voce una breve Orazione alla SS. Vergine pregandola à benedire il suo gregge, e montato in Carozza stante la gran pioggia torno à casa, e allora più dirotamente piovete, e continuo tutto il giorno facendo à tutti coraggio per accompagnare quel Sacro Tesoro nel antico Suo sito sul Monte Santo. Fu ascrito à Miracolo, che in tante migliaia di Persone, è in un Poraciolo si grande, sucedesse disgrazia alcuna, massime che avanti giungesse la Processione era già piena la Chiesa di giente venuta d’altre parti. Le limosine che fecero furono copiose assai monsignor Vicario Generale che sostiene la Fonzione predico due volte in quella giornata e cantò la Messa; le Messe furono celebrate per più ore passato il Mezzo giorno. L’Altare, nel quale fu posta la B. Vergine fu comprato dai Devoti, ed è molto sontuoso. Qualche tempo dopo furono Persone, che con abondanti Limosine fecero dipinger le mura della detta Chiesa.   

Supplica a stampa in lingua italiana e tedesca del Magistrato Civico all'Imperatore affinché la Sacra Effigie venga riportata sul Monte Santo, nel Convento soppresso, e che si possa procedere alla ricostruzione del Santuario, 1793, collezione privata

La circolare del 1793

Il Borgomastro di Gorizia e i parroci cittadini supplicarono l’imperatore Francesco II affinché l’Immagine della B. V. venerata ora in Salcano venisse trasportata nella ora abolita Chiesa del Monte Santo non molto da qui discosto. Il sovrano rispose con una circolare bilingue (tedesco – italiano) datata 4 maggio 1793 che accondiscendeva alla richiesta.

Essendovi dunque il piissimo nostro Sovrano Francesco II. compiaciuto di clementissimamente condiscendere mediante la sovraesposta graziosissima risoluzione al desiderio universale degl’abitanti di questo paese, e delle confinanti Comunità di ristabilire liberamente il Santuario del Monte Santo per avanti tanto rinomato; viene resa pubblica tal grazia ad universale gioja, e consolazione spirituale di tutte le anime divotissime della Beatissima Vergine, affinché tutte s’incoraggiscano a contribuire efficacemente e con i spontanei loro lavori manuali, o con somministrare de’ materiali necessarij, o con effettive offerte di dinaro all’erezione di questa fabbrica […] Il Zelo singolare, con cui il popolo divoto di questa Provincia visitò questo Santo luogo già da tempo immemorabile con tanta frequenza: la grande devozione, che tanti forestieri di luoghi lontani dimostrarono mai sempre a quell’immagine miracolosa della Madre di Dio; e la stessa brama universale di tanti e Sacerdoti, e Secolari d’ogni rango, palesatasi poc’anzi di vedere ripristinato sul Monte Santo il primiero culto e venerazione della gran Madre delle grazie, danno bene a dividere, che moltissimi abbiano effettivamente ottenuti i beneficj implorati in questo Santuario, e che Iddio, sebbene dappertutto è pronto ad esaudire quelli, che con viva fede lo invocano, abbia nondimeno scelto particolarmente questo sito per dispensare innumerevoli grazie mediante il possente patrocinio della Madre sua direttissima […].

Il 28 settembre successivo don Giuseppe de Gironcoli ricevette dal Reverendo Parroco di quel luogo [Salcano n.d.a.] il sacro deposito verso le cinque della sera, in cui volendosi per l’ora tarda secretamente trasportare, ed evitare i disordini delle non mai ben vinte tenebre notturne, velato il Quadro, a mano veniva condotto verso la Città. Fu però vana ogni cautela, mentre non è sì facile sorprendere la devozione del Popolo. Numerosissimo il corteggio degli accorsi divoti. I Cittadini con torce alla mano. Sul momento suonar i sacri Bronzi, illuminar a giorno le vie sino alla Cattedrale, su cui Altar maggiore, magnificamente adorno, fu collocata; né altro si sentiva risuonare che i sublimi elogi delle Litanie, e la divota recita del Rosario, né fu possibile di chiuder la Chiesa se non dopo le undici della sera.

La mattina seguente, domenica 29 settembre, dopo la solenne messa cantata in Cattedrale iniziò il grande corteo verso il Monte Santo con la presenza del Capitano Provinciale, di molta parte della nobiltà cittadina, dei cittadini più distinti e da una moltitudine di fedeli. La giornata si concluse con la messa venne cantata e il sermone in lingua slovena tenuto dal vicario generale della diocesi.

Il 28 settembre successivo don Giuseppe de Gironcoli ricevette dal Reverendo Parroco di quel luogo [Salcano n.d.a.] il sacro deposito verso le cinque della sera, in cui volendosi per l’ora tarda secretamente trasportare, ed evitare i disordini delle non mai ben vinte tenebre notturne, velato il Quadro, a mano veniva condotto verso la Città. Fu però vana ogni cautela, mentre non è sì facile sorprendere la devozione del Popolo. Numerosissimo il corteggio degli accorsi divoti. I Cittadini con torce alla mano. Sul momento suonar i sacri Bronzi, illuminar a giorno le vie sino alla Cattedrale, su cui Altar maggiore, magnificamente adorno, fu collocata; né altro si sentiva risuonare che i sublimi elogi delle Litanie, e la divota recita del Rosario, né fu possibile di chiuder la Chiesa se non dopo le undici della sera.

La mattina seguente, domenica 29 settembre, dopo la solenne messa cantata in Cattedrale iniziò il grande corteo verso il Monte Santo con la presenza del Capitano Provinciale, di molta parte della nobiltà cittadina, dei cittadini più distinti e da una moltitudine di fedeli. La giornata si concluse con la messa venne cantata e il sermone in lingua slovena tenuto dal vicario generale della diocesi.

Frontespizio del libretto celebrativo del 1841 dedicato alla storia del Monte Santo, collezione privata

Dal compendio del 1841

L’universale giubilo fu dimostrato nella sollecita opera, giacché intimato al Magistrato Civico il Sovrano Beneplacito, segnato 14 Marzo 1793, ed essendo necessario avanti di tutto di devenire alla nomina di un Direttore, S. E. Monsignor Vescovo conosciuta molto bene l’abilità, e pietà del Rev. D. Giuseppe Luigi de Gironcoli, lo costituì Vicedirettore perpetuo in spiritualibus, riservando a se stesso, ed ai suoi successori la suprema direzione di questo Santuario. Lo spettabile Magistrato Civico fece dichiararlo anche perpetuo Direttore dell’Eccelso Consiglio in temporalibus. Si cominciò al primo di Maggio il ristabilimento, ed ai 2 Settembre dello stesso anno fu quel Tempio all’ordine di ricever entro le sue mura il divoto simulacro di Maria Vergine. Ognuno certamente ammirerà tanta sollecitudine, allorché consideri l’aspro e deserto Monte su cui il Santuario è collocato, è la somma difficoltà dei trasporti.

Benedicendo Iddio, e la gran Madre così religioso impegno, dopo sette anni ed otto mesi con indicibile gaudio dei buoni si vidde finalmente ricondotta al luogo Santo la venerata Immagine di Maria nostra carissima Madre, ed ivi regna con le sue beneficenze al pari di prima, come accuratamente sta espresso sulla lapide collocata sopra la porta maggiore con le parole, registrate nel Deuteronomio al Cap. X, V, 10, Ego autem steti in Monte, sicut prius.

Il primo Altare ad esser benedetto in quello di S. Michele Arcangelo. La sacra funzione si fece da Monsignor Giuseppe Crisman Vicario Generale. La Chiesa fu benedetta da Monsignor Francesco Saverio Pfleger Canonico, e Parroco della Cattedrale. Ai 20 poi di Maggio 1798 fu consecrata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Francesco Philipeo del Sacro Romano Impero Conte d’Inzaghi Vescovo di Gorizia.

Apparecchiata pertanto con somma celerità la detta Chiesa, per ordine di Monsignor Vescovo portossi D. Giuseppe de Gironcoli come Vicedirettore destinato, ai 28 Settembre 1793 a Salcano, ed in quella sera stessa ricevette dal Reverendo parroco di quel luogo il sacro deposito verso le cinque della sera, in cui volendosi per l’ora tarda secretamente trasportare, ed evitare i disordini delle non mai ben vinte tenebre notturne, velato il Quadro, a mano veniva condotto verso la Città. Fu però Vana ogni cautela, mentre non è sì facile sorprendere la divozione del Popolo. Numerosissimo il corteggio degli accorsi divoti. I Cittadini con torcie alla mano. Sul momento suonar i sacri Bronzi, illuminar a giorno le vie sino alla Cattedrale, sui cui Alter maggiore, magnificamente adorno, fu collocata; né altro si sentiva risuonare che i sublimi elogi delle Litanie, e la divota recita dal Rosario, né fu possibile di chiuder la Chiesa se non dopo le undici della sera.

La mattina seguente, giorno 29 dedicato all’Arcangelo S. Michele, che cadette in Domenica, si rinnovò immensamente il concorso, e cantata solenne Messa, coll’intervento di Monsignor Vescovo, Capitolo, Clero Secolare e Regolare, ed il Corpo dei Reverendi Parrochi, incominciò la Processione verso il Monte Santo. Oltre il numerosissimo affollamento, oltre il devoto accompagnamento si distinsero cento e più Donzelle tutte vestite a bianco con proporzionato vario colorato cereo, che a vicenda cantavano divota Canzonetta a tal uopo estesa. Tra gli altri si distinse il Supremo Capitanio della Provincia, molti Nobili, ed i più riguardevoli Cittadini, che con ispirito di vera Religione sostennero i non leggeri incomodi di quella Processione in onor di Maria per l’erto Monte, gravissimo, per l’infinita calca, per sopravvenuta pioggia ininterrotta, e ritardata a Salcano; ma ricomposta, ed in niente diminuita, pervenne al Santo Monte, e collocata in sull’Altar Maggiore, precorso un Sermone Italiano, si cantò Messa solenne, indi la sacra funzione fu terminata con altro Sermone in lingua Cragnolina, entrambi da Monsignor Vicario Generale recitati.

Preghiera a stampa dedicata alla Sacra Effigie del Monte Santo, 1901, collezione privata