Fulvio Salimbeni
INTERVENTO DELLA PRIMA SESSIONE
Potete seguire questo intervento e quello degli altri relatori della I sessione, a partire dalle ore 10.00 di giovedì 25 novembre 2021
Sintesi della Prolusione.
Care/i Amiche/ci,
oggi s’inaugura il LVI convegno dell’IICM, un traguardo non da poco, che difficilmente i promotori di tale iniziativa nel lontano 1966 avrebbero creduto di poter raggiungere, ma che è stato possibile conseguire grazie all’impegno del direttivo dell’Istituto e del gruppo di giovani che da qualche tempo lo coadiuva efficacemente.
Quest’anno, come avrete potuto verificare dal programma, ricorrendo il VII centenario della morte di Dante Alighieri (1321-2021), autore non soltanto della Divina Commedia, ma anche del De vulgari eloquentia, testo fondativo della linguistica nazionale, e della Monarchia, sintesi del suo pensiero politico e proposta d’una sorta di cosmopolitica federazione europea ad opera del Sacro Romano Impero contro le pretese temporalistiche papali,
abbiamo ritenuto doveroso dedicare i nostri lavori allo studio della sua figura e opera e all’influenza da esse avuto nella nostra area di competenza, quella danubiana e balcanica, invitando i maggiori esperti del settore a portare il loro contributo, allargando poi il discorso alla figura del goriziano Graziadio Isaia Ascoli, ottocentesco fondatore della moderna glottologia, che ebbe ben presente l’opera del vate fiorentino,
tra i promotori della “Società Dante Alighieri”, fondata nel 1889 con lo scopo di promuovere la conoscenza della lingua e della cultura italiana all’estero e di mantenerla viva tra i nostri emigranti e che ha svolto un notevole ruolo proprio in questa nostra regione di frontiera, ma anche nella Mitteleuropa, per il tutto il Novecento e ancor più dopo la fine della Guerra Fredda e la caduta della Cortina di Ferro.
Rimanendo nell’ambito biografico, l’ultima seduta è dedicata a Carlo Michelstaedter, veramente intellettuale di frontiera – purtroppo morto suicida giovanissimo (ventitreenne) nel 1910 – e mediatore, grazie ai suoi rapporti con la fiorentina “Voce”, tra mondo latino e germanico, oltre che tra filosofia e scienza, cui è riservata una specifica Tavola Rotonda.
In questa prospettiva, come sempre nella nostra tradizione, d’impostazione metodologica pluridisciplinare vi sono pure interventi sulla vicenda del busto dantesco a Tolmino, pagina interessante di quella storia delle sue rappresentazioni artistiche d’ispirazione patriottica tra Otto e Novecento che trova eloquente espressione nel monumento dedicatogli a Trento a fine Ottocento in contrapposizione a quello di Bolzano a Walther von de Vogelweide, e sulle celebrazioni in chiave risorgimentale del VI centenario della nascita del poeta (1265-1865) in Istria.
Sono, inoltre, presenti relazioni sulla fortuna di Dante in Croazia e in Ungheria così come su poeti e poetesse slovene – il che, tra l’altro, rimanda al primo convegno mitteleuropeo, quello del 1966, dedicato proprio alla poesia e introdotto da un’appassionata prolusione di Ungaretti -, mentre numerosi sono i contributi relativi a questioni linguistiche, inclusa quella del friulano – oggi tema attuale più che mai, avendo presenti le discussioni relative al suo uso anche ufficiale sviluppatesi negli ultimi anni nell’ambito della Regione Friuli Venezia Giulia -,
visto come componente significativa del mosaico linguistico europeo, dove il sostantivo richiama il progetto dell’Istituto “GOMosaico”, volto a sviluppare i rapporti storici e culturali con le finitime Slovenia e Carinzia, collegate da una plurisecolare e multietnica storia comune, che solo i nazionalismi novecenteschi hanno temporaneamente messo in discussione.
Da qui, pertanto, la presenza pure di relazioni su cultura e storiografia nei territori di confine, un concetto, quest’ultimo, che – ricordando quanto ebbe a dire Fulvio Tomizza al riguardo, che il confine doveva diventare il luogo dell’incontro e non più della separazione e divisione – si auspica possa diventare un relitto linguistico con l’affermarsi di un’Unione Europea veramente integrata e unita da tutti i punti di vista, il che si potrà conseguire, prima di tutto, grazie all’impegno degli intellettuali per l’elaborazione d’una storia comune e condivisa, che è appunto quanto l’ICM da decenni sta cercando di fare e che trova ulteriore conferma nel denso programma del presente convegno.