Antonella Gallarotti
INTERVENTO DELLA QUARTA SESSIONE
Potete seguire questo intervento e quello degli altri relatori della IV sessione, a partire dalle ore 16.00 di venerdì 26 novembre 2021
I documenti michelstaedteriani nella Biblioteca Statale Isontina di Gorizia
Nel percorso dei luoghi michelstaedteriani a Gorizia quello meno in risalto è quasi sempre la biblioteca. Ci si sofferma sulla casa natale e sulla soffitta di casa Paternolli in piazza grande (oggi piazza della Vittoria), luoghi evocativi a cui però il tempo trascorso ha tolto ogni riferimento a Carlo Michelstaedter e alla vita da lui vissuta tra quelle mura, eccettuata la lapide che lo ricorda sulla casa di famiglia. La Biblioteca Statale Isontina è invece il luogo dove le sue tracce sono ancora oggi ben presenti.
È così da quasi cinquant’anni. Siamo infatti alla vigilia del cinquantesimo anniversario della morte della sorella di Carlo, Paula Michelstaedter Winteler, e della conseguente istituzione del “Fondo Carlo Michelstaedter”: un motivo di più, se ve ne fosse bisogno, per richiamare l’attenzione sui documenti conservati in quella raccolta e in altre che negli anni vi si sono aggiunte.
Cercherò di rendere il mio intervento il più possibile scorrevole, pur con gli inevitabili riferimenti di carattere tecnico, rimandando alla bibliografia specifica esistente sui singoli argomenti per ogni opportuno approfondimento.
Fino agli anni Settanta del Novecento chi volesse accostarsi alla figura e al pensiero di Carlo Michelstaedter poteva trovare nel catalogo generale della Biblioteca Statale Isontina di Gorizia una serie di pubblicazioni, come per ognuna delle personalità cittadine la cui storia e attività è documentata nelle raccolte dell’istituzione culturale. Si trattava naturalmente di un numero di testi limitato, corrispondente alla risonanza non particolarmente elevata che la produzione del filosofo goriziano aveva avuto fino ad allora: edizioni delle opere, alcune monografie, una tesi di laurea. Fino a quel momento Michelstaedter era dunque uno dei personaggi goriziani le cui opere sono presenti tra i libri della biblioteca: uno dei tanti, e non uno di quelli maggiormente documentati.
È con la morte di Paula, avvenuta il 14 giugno 1972, e con il suo lascito testamentario a favore della biblioteca, che le cose cambiano notevolmente.
Il desiderio di Paula che le opere del fratello non rimanessero di proprietà della famiglia ma entrassero a far parte del patrimonio della biblioteca della città permette un salto di qualità non indifferente a livello di modalità di conservazione, consultabilità e di conseguenza conoscenza della figura e del pensiero di Carlo Michelstaedter. In precedenza l’accesso ai manoscritti era possibile presso l’abitazione di Paula, non solo disponibile ma felice di consentire la consultazione a studiosi e studenti, facilitandone il lavoro con il supporto dei suoi ricordi personali; il riordinamento delle carte, la catalogazione e la presa in carico da parte della biblioteca ne consentono la fruizione nell’ambito di locali e orari della struttura pubblica, sottraendoli al rischio di dispersione nel corso del passaggio da una generazione all’altra o ai possibili danni relativi alla gestione in una casa privata. Per quanto non sempre “pubblico” sia sinonimo di efficienza e disponibilità economica, la gestione da parte di una struttura istituzionale assicura (o dovrebbe assicurare) una più sicura conservazione e trasmissione alle generazioni future di un bene che è patrimonio di tutti. Generosa e lungimirante, Paula priva così la propria famiglia del possesso di documenti il cui valore materiale e affettivo è superato dall’importanza dei contenuti per consegnarli alla comunità.
La donazione di Paula, effettuata per il tramite del figlio, l’ing. Carlo Winteler, che condivide la scelta della madre e non si oppone alle sue disposizioni testamentarie, non comporta solo l’aumento numerico del materiale di e su Carlo Michelstaedter in possesso della Biblioteca Statale Isontina. L’incremento delle fonti bibliografiche primarie e secondarie a disposizione (le varie edizioni delle opere di Carlo e gli studi critici sul suo pensiero) così avvenuto costituisce il nucleo iniziale del cosiddetto “fondo vivo” destinato ad un continuo incremento da parte dell’istituto, ma l’elemento caratterizzante del lascito è dato dalle carte manoscritte e dalle opere d’arte realizzate dal filosofo, il cuore del “Fondo Carlo Michelstaedter”, documenti originali autografi e insostituibili, che nessun’altra istituzione potrebbe replicare e offrire ai propri utenti.
È opportuno ricordare gli anni di cui si parla, la prima metà degli anni Settanta del Novecento (morte di Paula nel 1972, consegna del materiale e formale accettazione da parte del direttore della biblioteca Guido Manzini nel 1973, riordino e inventariazione a cura di Sergio
Campailla e del bibliotecario Massimo De Gregori tra il 1973 e 1974, presentazione al pubblico con la mostra Testimonianza per Carlo Michelstaedter curata da Sergio Campailla nell’ambito del IX convegno degli Incontri Culturali Mitteleuropei nel 1974, presa in carico e registrazione dei documenti tra il 1974 e il 1975, e quindi apertura del “Fondo” agli studiosi): anni che precedono l’esistenza delle tecniche di riproduzione digitale e la disponibilità di strumenti di divulgazione e condivisione quali internet e siti web. Dal momento della sua costituzione e per parecchi anni, il “Fondo Carlo Michelstaedter” viene utilizzato tramite la consultazione diretta degli studiosi presso la sede della biblioteca a palazzo Verdenberg, o attraverso richieste di informazioni rivolte per lettera ai responsabili del servizio. Chi ha vissuto quei momenti e gli anni successivi li ricorda come storia di lavoro quotidiano, ma la generazione di nativi digitali che costituisce oggi la parte prevalente dell’utenza chiede (e ottiene) un accesso da remoto a materiali e informazioni, con modalità e tempi diversi da quelli di un tempo. Tuttavia l’emozione di poter visionare, con le dovute cautele, i documenti autografi vergati da Carlo Michelstaedter oltre cento anni fa resta indescrivibile e irripetibile.
I manoscritti dunque: l’Epistolario: 211 lettere di Carlo (originali o in copia), oltre a 20 lettere e cartoline da lui ricevute; una sezione di Scritti scolastici con 11 manoscritti; una sezione di Scritti poetici, letterari, filosofici, vari con 16 manoscritti, compresa la raccolta delle Poesie, il Dialogo della salute, due diverse redazioni de La persuasione e la rettorica e delle relative Appendici critiche, raccolte di appunti e di Scritti vari (che comprendono 105 scritti, generalmente di lunghezza limitata); 14 album di disegni; 4 taccuini con appunti e schizzi; 42 opere d’arte in cornice e due cartelle contenenti 26 disegni giovanili. In questa sede ne viene fornita una elencazione sommaria, che può dare solo un’idea della consistenza del corpus degli scritti e dei lavori artistici michelstedteriani, e non del suo contenuto. Si tratta, se non di tutta la produzione di Carlo Michelstaedter, di quasi tutta, e certamente di tutti gli scritti fondamentali del suo pensiero. Restano di proprietà privata, per quanto si sa, pochi documenti, per la quasi totalità conservati comunque in riproduzione nel “Fondo”, dove si spera possano in futuro confluire per volontà dei possessori o dei loro eredi.
Le opere d’arte, inizialmente collocate alle pareti della sala studio riservata, vengono poi posizionate in un magazzino adeguatamente munito di tutti i requisiti di sicurezza; nel 1998 una selezione dei pezzi più significativi è stata inserita nella saletta delicata a Michelstaedter all’interno del museo ebraico “Gerusalemme sull’Isonzo” allestito presso la sinagoga di Gorizia.
Il “fondo vivo” comprende le edizioni delle opere di Carlo (inizialmente 8, oggi 66), le monografie dedicate a lui (inizialmente 27, oggi 360), e quindi articoli, saggi, estratti, fotografie, riviste, dattiloscritti, materiali relativi a mostre e convegni, registrazioni audio e video, floppy disk e cd, manifesti, locandine, ecc. Complessivamente migliaia di pezzi, la cui importanza varia, ma che nel loro insieme costituiscono la testimonianza dell’interesse crescente per l’opera del filosofo e per la sua personalità. Se nel 1974 e negli anni immediatamente successivi alla costituzione del “Fondo” la raccolta del “fondo vivo” rappresentava il punto di riferimento irrinunciabile per una ricerca bibliografica e per il reperimento della letteratura critica sul pensiero filosofico di Michelstaedter, il passaggio dal mondo analogico al mondo digitale, come si è detto, ha cambiato molte cose. Il catalogo del materiale librario è disponibile sui siti della Biblioteca Statale Isontina (www.isontina.beniculturali.it) e del “Fondo Carlo Michelstaedter” (www.michelstaedter.beniculturali.it), l’accessibilità immediata alle informazioni consente agli utenti remoti di reperire la documentazione desiderata presso altre istituzioni più vicine alla propria residenza o di richiedere materiali tramite i servizi di prestito interbibliotecario o document delivery anche senza entrare in contatto con il bibliotecario responsabile della gestione del “Fondo”, testi e articoli cominciano ad essere disponibili sul web su siti a libero accesso. Il mondo cambia, e cambia il modo di fare ricerca. Altre istituzioni, e anche privati, potrebbero essere in grado di ricreare un proprio “fondo vivo”, a Gorizia o altrove, ma naturalmente piuttosto che riproporre duplicati ha senso potenziare quanto già esiste, recuperando per quanto possibile altri materiali e sensibilizzando sempre più autori e case editrici a far pervenire alla biblioteca di Gorizia una copia delle loro pubblicazioni, così da arricchire il “Fondo” anche con le edizioni fuori commercio o a tiratura
limitata non sempre facilmente reperibili attraverso le normali reti di distribuzione.
Apro qui un doveroso inciso: finora si è sempre parlato di Biblioteca Statale Isontina o “biblioteca di Gorizia”. Il “Fondo” in realtà appartiene alla Biblioteca Civica, unita alla Statale a formare un solo grande istituto bibliotecario, che è specializzata in particolare a documentare la storia e cultura locale. Le raccolte della Biblioteca Civica integrano e completano quelle della Statale. L’unicità di intenti è dimostrata anche dalla acquisizione nelle raccolte della Statale, con fondi stanziati dal Ministero dei Beni Culturali, delle due tranches della “Biblioteca Michelstaedter”, di cui si dirà più avanti. La denominazione Biblioteca Statale Isontina include quindi anche quella di Biblioteca Civica di Gorizia. La fusione ormai centenaria delle due biblioteche in una è tale che una separazione, anche solo gestionale, impoverirebbe ognuna delle due.
Ai quadri donati da Paula (e dal figlio Carlo Winteler, a cui ne era stato lasciato in eredità per ricordo dello zio uno, l’ultimo dipinto nell’ottobre 1910, E sotto avverso Ciel luce più chiara, da lui donato alla Biblioteca Statale Isontina al momento della consegna del materiale del “Fondo”) si aggiunge lo splendido Autoritratto su fondo fiamma, la cui esistenza viene segnalata nel corso della presentazione del “Fondo” con la mostra Testimonianza per Carlo Michelstaedter nel 1974 da Francesco Verzegnassi, docente di filosofia appassionato cultore di Michelstaedter. Da lui sottratto al saccheggio nazista nel 1943, il quadro era stato conservato in casa sua fino a quel momento. D’intesa con Sergio Campailla e con il direttore della Biblioteca Statale Isontina Otello Silvestri, Verzegnassi esprime la volontà di consegnare l’opera alla biblioteca dopo la propria morte. La consegna da parte degli eredi ha luogo nel 2002, con la collocazione quindi nella saletta della sinagoga.
Nel corso del tempo si creano nuove fonti. La costituzione del “Fondo Michelstaedter” presso la Biblioteca Statale Isontina comporta la creazione e la raccolta di nuovi documenti: corrispondenza, elenchi, inventari che si fanno via via più analitici. È una documentazione di servizio, che viene inserita nell’archivio corrente della biblioteca in una nuova posizione archivistica ideata ad hoc per il “Fondo Carlo Michelstaedter”. Qui viene archiviata tutta la successiva corrispondenza in entrata e in uscita relativa al “Fondo”: richieste di informazioni e di riproduzioni del materiale di studio, iniziative editoriali ed espositive, ecc. La documentazione degli anni 1972- 1974 riguardante l’istituzione del “Fondo” è stata recentemente collocata all’interno del “Fondo” stesso.
I registri d’ingresso e topografico invece, anche questi in parte fonti storiche per verificare date di presa in carico e consistenza della raccolta, fanno parte dei materiali in uso per il lavoro dei bibliotecari.
Ma non c’è solo il “Fondo Michelstaedter”. Si è già detto che alcuni autografi (scritti e dipinti) sono tuttora proprietà di privati, eredi degli amici di Carlo a cui erano stati indirizzati o donati. Nel 2011, in occasione della mostra Intorno a Carlo curata dalla sottoscritta, viene presentata al pubblico la raccolta posseduta dagli eredi di Argia Cassini: alcuni manoscritti (in prevalenza non autografi), qualche cartolina, articoli su Carlo Michelstaedter; il dattiloscritto della versione in tedesco della prima parte de La persuasione e la rettorica, in cui l’autore della traduzione (la stessa Argia?) mantiene l’anonimato indicandosi con le iniziali N.N.; e una serie di 12 disegni e schizzi (una tredicesima opera grafica si trova sul verso di una delle opere), tra cui gli autoritratti L’uomo nella notte accende una luce a se stesso e l’Autoritratto tenebroso che fino a quel momento erano ritenuti perduti.
Il Fondo Cassini, talvolta denominato anche Archivio Cassini, si trova temporaneamente in deposito presso la Biblioteca Statale Isontina, mentre la famiglia di Argia Cassini ne mantiene la proprietà. È una formula che permette di far conoscere e valorizzare i beni culturali senza che gli eredi a cui sono pervenuti ne rinuncino al possesso. Naturalmente la speranza delle istituzioni è che dopo un periodo di deposito i proprietari possano optare per la definitiva donazione, che resta comunque collegata al loro nome.
Il materiale facente parte della donazione di Paula comprende anche quanto da lei conservato della biblioteca del fratello, sei soli volumi, alcuni con postille autografe (i Canti di
Leopardi, un’edizione della Bibbia, la raccolta di composizioni in sanscrito Indische Sprüche).
È soltanto nel 2013 che a questo piccolo nucleo di libri si aggiunge la “Biblioteca Michelstaedter” vera e propria: 284 tra volumi, opuscoli e riviste, posseduti da Carlo e dal padre Alberto, venduti nel 1951 da Umberto Saba a Cesare Pagnini e individuati all’interno della biblioteca di questi.
Altri 154 libri provenienti dalle biblioteche di Alberto, Carlo e della sorella Elda vengono ritrovati nel 2018: si tratta della “Biblioteca Morpurgo-Michelstaedter”, messa in salvo in una cassa da viaggio affidata da Elda a conoscenti poco prima della deportazione nel 1943, oggi unita alla “Biblioteca Michelstaedter” conservata nella Biblioteca Statale Isontina. Da allora vi si sono aggiunti singoli volumi caratterizzati dal timbro di proprietà di Alberto (15 contenuti nella biblioteca di Ferruccio Verzegnassi, altri singoli pezzi reperiti sul mercato antiquario).
In entrambi i casi è il libraio antiquario Simone Volpato a segnalare l’esistenza della biblioteca ritrovata, e il Ministero dei Beni Culturali a finanziare l’acquisizione dei volumi da parte della Biblioteca Statale Isontina. Non è il caso di soffermarsi qui sui particolari dei due ritrovamenti e sui contenuti delle due biblioteche, descritti in altrettante pubblicazioni curate da Marco Menato, lo stesso Volpato e Sergio Campailla. Basti ricordare che alcuni dei libri di proprietà di Carlo contengono firme di proprietà, sottolineature, postille o disegni, ma oltre a ciò nel loro complesso costituiscono un elemento di notevole importanza per indagare i suoi interessi e le sue preferenze di lettura, anche se la biblioteca personale del filosofo risulta a tutt’oggi, nonostante i due fortunati recuperi, sicuramente incompleta. Anche la conoscenza dei libri posseduti da Alberto e pubblicati entro il 1910 contribuisce a conoscere l’atmosfera culturale di casa Michelstaedter e l’ambiente familiare in cui si è formato il giovane Carlo.
Alla “Biblioteca Michelstaedter” vanno idealmente ricondotti anche una dozzina di testi (13 tra libri e opuscoli) appartenenti a Paula Michelstaedter, pervenuti alla Biblioteca Statale Isontina insieme ai materiali del “Fondo” ma non riguardanti Carlo e collocati in altre sezioni della biblioteca nel 1974. Si tratta di testi di Capitini, Chiavacci, Cerruti e Hasselquist, 9 dei quali con dediche a Paula o con sua firma di proprietà, che nel registro d’ingresso appaiono presi in carico come “Dono dell’ing. Carlo Winteler”. Editi fra il 1934 e il 1969, non fanno parte dell’ambito culturale di Carlo né della bibliografia degli studi su di lui, ma di quello di studiosi che di lui si sono occupati e che – quasi tutti – erano in contatto con Paula; in uno solo c’è un riferimento esplicito a Carlo Michelstaedter. Tuttavia fanno parte della “Biblioteca Michelstaedter” intesa in senso ampio, e possono essere accostati ai libri appartenuti alla famiglia.
Naturalmente appartenevano a Paula anche i 35 titoli riguardanti direttamente Carlo Michelstaedter collocati nel “fondo vivo”: una piccola “Biblioteca Michelstaedter Winteler” che certo non può aggiungere nulla, a differenza delle due precedenti tranches della biblioteca di famiglia, sull’atmosfera culturale che circondava Carlo, ma che può riportare l’attenzione sulla figura di Paula. Della sua biblioteca personale ricostituita dopo la guerra invece non sappiamo niente, se non che esisteva; gli altri suoi libri non facevano parte del lascito testamentario e sono rimasti di proprietà del figlio.
Questo excursus sui documenti michelstaedteriani (fonti primarie e secondarie, autografi, edizioni delle opere, biografie, monografie critiche, cataloghi, documentazione in qualunque modo riferita alla sua produzione e agli studi su di lui) conservati presso la Biblioteca Statale Isontina, come si è visto non solo all’interno del “Fondo Carlo Michelstaedter”, può facilitare l’approccio di studiosi, ricercatori e studenti ai diversi materiali disponibili, che nel loro insieme compongono una raccolta sul filosofo goriziano di estremo interesse, che forse ci si è abituati a dare troppo per scontata. Costituirla, ordinarla, integrarla, conservarla e valorizzarla ha comportato e comporta un grande impegno. Farla conoscere meglio aiuta ad incrementarne l’utilizzo e quindi il valore.