I Sessione Kadmos - ore 10.00

Nicolò Fornasir Vicepresidente di ICM

Fulvio Salimbeni Presidente di ICM

Vanni Feresin Direttore resp. di Kadmos

Stella Marega Caporedattore di Kadmos

Romeo Pignat Direttore artistico di Kadmos (Primalinea Snc)

Giuliana Parotto Direttore scientifico di Kadmos Studia

Chiara Gatta Assessore all’Università, Comune di Gorizia

Tiziana Gibelli Assessore alla Cultura, Regione FVG

Diego Bernardis Consigliere, Regione FVG

Carlo Roberto Maria Redaelli Arcivescovo di Gorizia

Rav Scialom Bahbout Ex Rabbino Capo di Venezia, Pres. Accademia Luzzatto-Abravanel for Jewish Comp. Studies

Mustafa Cerić Gran Muftì Emerito di Bosnia

Alberto Bergamin Presidente della Fondazione Ca.Ri.Go.

Eros Cisilino Presidente di ARLeF

Neva Makuc ICM – Kadmos

Hans Kitzmüller ICM – Kadmos

Suzana Glavaš ICM – Kadmos

Gyözö Szabó ICM – Kadmos

Livio Vecchiet Sindaco di Ronchi dei Legionari

Ferruccio Clavora Istituto Slavia Viva

II Sessione Kadmos - ore 16.00

Giulio Maria Chiodi ICM – Kadmos

Mauro Ungaro Direttore di Voce Isontina

Massimiliano Zollia Presidente di Zollia Holding

Massimo Marelli CNR-IRISS

Lucio Minervini Comitato “Economia per l’Arte e la Cultura”

Alfonso Andria Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali – Ravello

Christian Micheloni Direttore di UniUD Multimedia Lab.

Renato Mascherin Consorzio Ponte Rosso – Tagliamento

Marco Consalvo A.D. Trieste Airport

Alessandro Puhali Presidente dell’Associazione “Stazione-Museo Trieste Campo Marzio

Giulio Maria Chiodi

INTERVENTO DELLA SECONDA SESSIONE
Potete seguire questo intervento e quello degli altri relatori della II sessione, a partire dalle ore 16.00 di giovedì 28 ottobre 2021

Alla presentazione di Kadmos

La ripresa della pubblicazione di Kadmos, tenacemente voluta dall’ICM, va intesa come il segno di una recuperata vitalità della Mitteleuropa, il cuore ripetutamente martoriato dell’Europa. Kadmos è una rivista a pieno titolo mitteleuropea, essendo impegnata anche nell’ardua impresa di uscire nelle lingue ufficiali dei popoli e delle terre della Mitteleuropa. E lo fa interpretando contemporaneamente le esigenze culturali intese in senso alto, qualificato e specialistico (nell’apposita sezione Studia), e quelle più direttamente espressive delle attività e delle esigenze intercomunicative e genericamente illustrative della vita sociale (nella sezione Info).

L’adozione del plurilinguismo di quell’area, che consente ad ogni nazionalità di sentirsi del tutto a casa propria, è realmente inter-nazionale, ed è una vera e coraggiosa sfida contro il conformismo passivo e gregario, che le strategie globalizzanti stanno imponendo, sradicando le popolazioni dalle proprie culture. Il plurilinguismo è la principale identità della Mitteleuropa, e a suo proposito diventa più che mai emblematico. Parlando di lingue si chiama ovviamente in causa il ruolo della parola, l’espressione più complessa ed essenziale della mente umana.

La parola non è una semplice etichetta che si appiccica a qualcosa. Per di più le singole parole acquistano un senso peculiare all’interno della lingua alla quale appartengono, poiché ogni lingua ha proprie radici lessicali, proprie fraseologie, sintassi, circonlocuzioni. Le parole, perciò, e le frasi non sono affatto asettiche e non si limitano solo ad indicare alcunché. Con le parole in combinazione si pensa, si analizza, si definisce, si cataloga, si sonda nelle intuizioni e nelle percezioni, si stabiliscono nessi e relazioni, si interpreta logicamente e soprattutto si argomenta, si esprimono sentimenti, si formulano idee, si comunica e si recepisce; le parole, inoltre, suggeriscono sfumature e risvolti anche di ciò di cui non si ha piena coscienza e sanno altresì narrare e dischiudere orizzonti impensabili. Da qui la ricchezza di una lingua, quando bene coltivata. Ed ogni lingua ha le sue parole e il suo fraseggiare, che sono carichi di una propria storia e di un proprio modo di accostarsi alle cose e di rappresentarle; la parlata in quanto tale e la sua scrittura portano in sé un mondo di affetti, di pensieri, di esperienze e conoscenze, che le generazioni hanno infuso, trasmettono e riadattano alle circostanze: qualsiasi vocabolo e qualsiasi modo di dire sono intrisi di storia che li fa significanti. Ogni lingua imprime un modo di pensare e sentire irripetibile; e per ciò, nel loro profondo, le lingue di per sé stesse non sono mai del tutto traducibili. Ma proprio per tale motivo, paradossalmente, la traduzione assume per sua natura un’importanza decisiva: si misura con similitudini, dissimilitudini, analogie e dice sempre un qualcosa sottile di più, di meno e di diverso rispetto a quanto traduce, che costituiscono uno straordinario arricchimento del pensiero (la vera lingua universale, disse Walter Benjamin, è la traduzione).

Venendo al dunque: non occorre spendere molti argomenti per sostenere che il plurilinguismo favorisce le aperture mentali, il pensiero critico, relativizza le unilateralità, stimola la creatività e attesta un principio di libertà e di indipendenza. Lungi dall’essere una menomazione, come crede l’intelligenza pigra e retrattile del gregge, il plurilinguismo è una ricchezza inestimabile per le potenzialità ermeneutiche di cui dispone. Ne è un esempio la grande eredità dell’intera Europa, nelle cui lingue sono stati coltivati contenuti e valori su cui si è sviluppata una civiltà di portata universale; ma particolarmente esemplare è l’intrinseca identità della Mitteleuropa, che trova il suo più intimo fondamento proprio nell’interlinguismo che la caratterizza. Ecco la decisione di Kadmos di non annullare la cultura poliglotta, in cui è nata e che la circonda, di mantenerne vivi i valori a tutti i livelli e di non affogare la cultura in un monolinguismo seriale e in ultima analisi protocollare e falsamente internazionale. Questo vuol dire anche prendere le distanze dal pericolo di naufragare nella indistinta massificazione di una socializzazione eterodiretta.   

Kadmos si mostra consapevole che la rifioritura culturale della Mitteleuropa nelle sue più genuine manifestazioni è una condizione necessaria per superare le conflittualità che ancora affliggono le sue popolazioni, periferizzandone le condizioni e gli sviluppi, ma anche per riacquisire una centralità che contribuirebbe a riqualificare l’intera Europa. I suoi ideatori hanno compreso che la via più efficace per risalire è quella del dare stimoli e spazio alle voci qualificate e autentiche delle popolazioni stesse. Come le voci dei diversi strumenti convergono a dar vita ad una sinfonia, così la rivista raccoglie le voci delle diverse lingue mitteleuropee per far risuonare quell’unica e multiforme cultura che anima la Mitteleuropa. Il paragone è piuttosto trito e meschinello, ma il richiamo alla musica ci ricorda l’arte di un linguaggio universale, che non ha trovato per la sua fioritura territori ed ambienti più fertili di quelli mitteleuropei.

In conclusione, sono convinto che basterà che si diffonda tra studiosi di indubbia levatura una buona attenzione alla rivista e che alcune istituzioni operanti nei territori in questione comprendano di avere in essa uno strumento di contatto e di comunicazione, perché Kadmos si profili come punto di incontro e di riferimento altamente qualificato per importanti iniziative di studi umanistici, creativi e di formazione culturale, nonché di diffusione specificamente selezionata. Basta essere convinti delle idee perseguite, avere in cuore la rinascita della Mitteleuropa e non cedere né alla stanchezza né a seduzioni distornanti dagli obbiettivi, che devono sempre mantenersi di alto profilo; allora i risultati non mancheranno e l’aquila bicipite potrà ricominciare a volare.      

Giulio M. Chiodi